La tragica scoperta di venerdì scorso, con il ritrovamento di un picchio nero – specie rara e preziosa per la biodiversità – colpito da cinque pallini di caccia e deceduto nonostante i tentativi di soccorso al Centro Recupero Animali Selvatici Wwf di Valpredina, non è un evento isolato, bensì un campanello d’allarme che risuona con crescente insistenza nel panorama lombardo.
Questa drammatica vicenda si inserisce in un contesto più ampio di violazioni reiterate, documentate dall’aumento degli animali protetti feriti da proiettili e dei sequestri di specie detenute illegalmente, una spirale di illegalità che il Wwf denuncia con crescente preoccupazione.
La persistenza di questo fenomeno, particolarmente grave nelle province di Brescia e Bergamo, mette in luce un problema strutturale, radicato in dinamiche complesse che vanno ben oltre la semplice contrapposizione tra caccia legale e bracconaggio.
La distinzione, spesso invocata dal mondo venatorio per disconnettere le proprie attività da atti illegali, appare insufficiente a fronte dei dati che emergono: una correlazione innegabile lega la pratica venatoria, anche quella condotta nel rispetto delle normative, a un incremento degli episodi di bracconaggio e di altre violazioni della fauna selvatica.
Questa stretta connessione solleva interrogativi cruciali sulla gestione della caccia a livello regionale, evidenziando un vuoto di controllo e una mancanza di efficacia nell’applicazione delle leggi a tutela della fauna.
La responsabilità politica è qui inequivocabile: l’inerzia e le scelte di gestione, spesso orientate a favorire interessi di parte, hanno contribuito a creare un contesto in cui l’illegalità prospera.
Il picchio nero, simbolo di un ecosistema fragile e minacciato, diventa così un tragico feto della nostra indifferenza.
La sua perdita non è solo la fine di un individuo, ma anche un impoverimento del patrimonio naturale e culturale che abbiamo il dovere di proteggere.
È imperativo un cambio di paradigma, che preveda un controllo più stringente sulla pratica venatoria, un rafforzamento della vigilanza e sanzioni più severe per i trasgressori.
È necessario, inoltre, promuovere una cultura della legalità e del rispetto per la natura, coinvolgendo attivamente le comunità locali e sensibilizzando i cacciatori alla responsabilità verso l’ambiente.
La salvaguardia della biodiversità non è un optional, ma un imperativo etico e una garanzia per il futuro.









