La vicenda, avvolta da un velo di dolore e interrogativi, ha visto il protrarsi, per circa novanta minuti, dell’interrogatorio di garanzia della giovane donna venticinquenne, recentemente posta in regime di arresti domiciliari con l’ombra dell’accusa di infanticidio gravata sul suo carico.
La ricostruzione fornita dalla Procura della Repubblica, guidata dal magistrato Giuseppe Borrelli, in collaborazione con la squadra mobile, dipinge un quadro drammatico: la donna, a seguito del parto, avrebbe deliberatamente asfissiato i due neonati, occultandone i corpi all’interno di un armadio prima di recarsi in ospedale, lamentando un’emorragia post-partum.
La tragica scoperta dei due corpi è avvenuta solo in seguito, ad opera della madre della giovane, circostanza che ha innescato l’inchiesta in corso.
Assistita dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Carlo Morace e Giuseppina Quattrone, l’indagata si è presentata presso il Cedir, dove ha fornito la sua versione dei fatti al giudice per le indagini preliminari Claudio Treglia e al pubblico ministero Chiara Greco, quest’ultima incaricata del coordinamento delle indagini.
Al termine dell’interrogatorio, la difesa ha sottolineato l’attenta gestione della situazione da parte della Procura, che ha agito in linea con le normative vigenti per preservare la riservatezza dell’ordinanza di custodia cautelare e tutelare la privacy della giovane.
Tale approccio è ritenuto essenziale per garantire una tutela adeguata alla sua vulnerabilità emotiva e psicologica, elementi cruciali nel contesto di una vicenda così traumatica.
Secondo quanto riferito dai legali, la giovane ha risposto in modo esauriente alle domande poste dal giudice, dal pubblico ministero e dalla difesa, affrontando argomenti complessi quali le cause del decesso dei feti, la ricostruzione cronologica degli eventi e, soprattutto, la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
La valutazione di questo ultimo aspetto assume un ruolo preminente nell’analisi delle responsabilità penali.
La successiva fase del procedimento vedrà la nomina di periti psichiatrici, sia da parte dell’accusa che della difesa, al fine di approfondire la condizione mentale della donna e contribuire a una più completa e accurata ricostruzione della dinamica tragica.
La vicenda non si limita all’accusa di infanticidio dei neonati del 2024.
La giovane è infatti indagata anche per l’omicidio di un altro figlio, nato nel 2022, e presumibilmente deceduto subito dopo la nascita.
Sono state condotte ricerche, senza finora esito positivo, nel giardino dell’abitazione dove la donna risiede con i genitori, nel tentativo di localizzare i resti del bambino.
Questa ulteriore indagine aggiunge un ulteriore strato di complessità alla vicenda, sollevando interrogativi sulla potenziale esistenza di un quadro clinico più ampio e profondo, che potrebbe necessitare di un’analisi specialistica.
L’attenzione ora si concentra sulla raccolta di prove e sulla valutazione delle condizioni psichiche della donna, elementi determinanti per la ricostruzione della verità e la definizione delle responsabilità.