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Genova

Castellucci, richiesta di condanna a 18 anni per il crollo del Ponte Morandi

La richiesta di condanna a diciotto anni e sei mesi di reclusione per l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, rappresenta l’apice di una complessa e dolorosa vicenda giudiziaria, culminata con l’avvio della requisitoria della Procura di Genova relativa al crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto 2018, una tragedia che ha causato la perdita di quaranta e tre vite umane.

La Procura, rappresentata dai pubblici ministeri Walter Cotugno e Marco Airoldi, ha definito questa richiesta come la massima espressione della severità giustificata dagli elementi di gravità emersi durante l’istruttoria.
Questa fase del processo, iniziata a giugno, si propone di fare luce sulle responsabilità che hanno contribuito al disastro, un evento che ha scosso profondamente la collettività e sollevato interrogativi cruciali sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla gestione del rischio e sulla vigilanza delle istituzioni.

La richiesta di condanna nei confronti di Castellucci non è un atto isolato, ma il compendio di un’analisi approfondita che mira a ricostruire la catena degli eventi e a individuare i nodi critici che hanno portato al crollo.

L’accusa si concentra sulla presunta negligenza e sulla mancanza di attenzione nei confronti delle segnalazioni di anomalie strutturali, sulla presunta sottovalutazione dei rischi connessi alla manutenzione del ponte e sulla presunta adozione di scelte gestionali improntate a logiche di contenimento dei costi a discapito della sicurezza.

La gravità delle accuse rispecchia la consapevolezza che il crollo del Ponte Morandi non è stato un evento casuale, ma il risultato di una serie di omissioni e decisioni sbagliate che hanno contribuito a creare una situazione di pericolo.

La presenza di una richiesta di condanna così elevata sottolinea, inoltre, la necessità di un messaggio chiaro e inequivocabile: la responsabilità per un disastro di queste proporzioni comporta conseguenze significative.

Questo processo non è solo una ricerca di giustizia per le vittime e i loro familiari, ma anche un’occasione per riflettere sul ruolo della responsabilità sociale e sulla necessità di garantire la sicurezza delle infrastrutture vitali per la collettività.
L’assenza di Castellucci, detenuto presso il carcere di Opera a seguito della condanna definitiva a sei anni per la strage di Avellino, evidenzia la complessità della vicenda giudiziaria che lo coinvolge e la sua incapacità di difendersi direttamente in tribunale.

La richiesta di condanna, tuttavia, si fonda su prove documentali, testimonianze e perizie tecniche che la Procura ritiene sufficienti a dimostrare la sua responsabilità nel disastro del Ponte Morandi.

Il processo, ora, entrerà nella fase delle difese, che avranno l’opportunità di contestare le accuse e presentare le proprie argomentazioni.

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