‘Ndrangheta, duro colpo a Cirò: 18 arrestati e rivelazioni su PNRR

Un’operazione dei Carabinieri, orchestrata dalla Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha inferto un duro colpo alla locale di ‘ndrangheta di Cirò, un nodo cruciale nell’organizzazione criminale radicata nel crotonese.

L’azione, denominata “Stige II” in prosecuzione delle precedenti indagini “Stige” e “Ultimo Atto”, ha portato all’arresto di diciotto individui, di cui tre accusati specificatamente per l’omicidio di Francesco Migrone, avvenuto nel 2003.

Gli imputati, Giuseppe Spagnolo, Martino Cariati e Franco Cosentino, sarebbero responsabili di una vendetta derivante da ripetute molestie subite da uno di loro da parte dell’imprenditore.

L’inchiesta, alimentata dalle rivelazioni di tre collaboratori di giustizia e corroborata da un’ampia raccolta di prove tecniche, ha svelato una rete criminale ramificata che interessa i territori di Crotone, Cirò, Strongoli e Cariati.
L’operazione non si limita a un singolo episodio, ma mette in luce la capacità di resilienza e riorganizzazione dimostrata dalla cosca di Cirò.
Nonostante i precedenti successi delle indagini “Stige” e “Ultimo Atto”, il gruppo ha saputo ricostruirsi, attingendo sia a figure esperte, veterani del crimine, sia a nuove leve, spesso con il supporto di familiari di affiliati già detenuti, evidenziando un meccanismo di trasmissione del potere e delle competenze che rende la ‘ndrangheta particolarmente difficile da sconfiggere.
Le accuse a carico degli altri quindici arrestati riguardano l’associazione a delinquere di stampo mafioso, un indicatore della struttura gerarchica e dell’organizzazione complessa che caratterizza l’attività della cosca.
L’indagine ha portato alla luce una sistematica attività estorsiva ai danni di imprese operanti nel settore dei lavori pubblici, inclusi progetti finanziati con risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un aspetto che sottolinea la capacità della ‘ndrangheta di infiltrarsi e condizionare anche settori strategici per lo sviluppo del territorio.

Il pizzo, estorto a commercianti, balneari e ristoratori, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sistema di controllo e condizionamento che permea l’economia locale.

Gli investigatori hanno inoltre documentato tentativi di manipolazione delle aste giudiziarie, finalizzati a escludere imprenditori che si oppongono alle richieste estorsive, con conseguenti atti di intimidazione e danneggiamento.

La capacità di controllare l’accesso al mercato e di ostacolare la concorrenza attraverso la violenza e l’intimidazione, è un elemento chiave della strategia di potere della ‘ndrangheta, che mira a creare un clima di terrore e a garantire l’impunità dei propri membri.

L’inchiesta evidenzia, quindi, non solo la pericolosità della cosca di Cirò, ma anche la necessità di un’azione coordinata e costante per contrastare l’infiltrazione mafiosa nell’economia e nella società locale.

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