La notizia della tragedia a Lampedusa, che sembra diventare una brutale realtà troppo familiare, ricorda come l’umanità debba ancora fare i conti con il dramma migratorio. La nave di soccorso Nadir, gestita da un’organizzazione non governativa, ha segnalato la presenza di un gommone abbandonato in mare. A bordo del gommone sono stati trovati tre corpi senza vita: due bambini di circa 2 anni e un uomo di 30 anni, vittime della fame e della sete che si sono impadronite delle loro esistenze.Le indagini condotte dai carabinieri della squadra mobile di Palermo suggeriscono che il gommone potrebbe essere partito dalla Libia giorni fa. La mancanza di cibo, acqua e ombra nonché la disperazione hanno portato i naufraghi a un’estinzione graduale, fino allo sventolio del vento, della calura, del silenzio. L’intervento dell’equipaggio del ResQship non è arrivato però in tempo per salvare le vittime. La nave di soccorso, che opera nell’ambito delle operazioni condotte dalla missione Frontex, ha avuto il compito di recuperare i corpi e trasferirli al porto di Lampedusa.La questione più grave è quella della gestione dei flussi migratori. Le organizzazioni non governative come ResQship svolgono un ruolo fondamentale nel soccorrere le persone in pericolo, ma il sistema delle frontiere nazionali deve essere adeguatamente riformato per evitare che casi del genere si verifichino. Non possiamo continuare a guardare all’orizzonte sapendo di aver fallito nell’accoglienza e nel rispetto dei diritti umani.La politica migratoria è spesso oggetto di dibattito acceso in Europa, ma quando i cadaveri arrivano sulle nostre spiagge, diventa evidente come sia stato un fallimento il tentativo di gestire la tragedia.