venerdì 3 Ottobre 2025
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Ancona

Ancona, corteo per la Palestina: solidarietà e disobbedienza civile.

Il cuore di Ancona ha pulsato oggi di un grido di solidarietà verso la popolazione palestinese, innescato da un corteo organizzato congiuntamente dai centri sociali marchigiani e dall’Unione Sindacale di Base (USB), con il sostegno del movimento Global Sumud Flottilla.
La manifestazione, che ha visto l’interconnessione con iniziative analoghe in altre città italiane ed europee, ha temporaneamente interrotto la circolazione nel centro urbano, trasformando le strade in un palcoscenico di espressione e protesta.
Un attivista, prendendo la parola al microfono, ha delineato la mobilitazione come parte di un impegno pluridimensionale, specificando che si trattava della prima tappa di un ciclo di tre giornate di azione diretta.

Ha invocato un ulteriore sciopero generale per il giorno successivo, denunciando il genocidio perpetrato da Israele e invitando i partecipanti a convergere a Roma per una manifestazione nazionale il sabato.
L’obiettivo, chiaramente espresso, non è solo quello di visibilità e denuncia, ma di esercitare pressione concreta sul sistema politico ed economico che, secondo gli organizzatori, sostiene le azioni militari in corso.

Il corteo ha preso avvio da Piazza Roma, snodandosi lungo Corso Stamira in direzione di Piazza Cavour, rappresentando un flusso di persone unite da un’identica preoccupazione e desiderio di cambiamento.

L’USB e i centri sociali delle Marche hanno programmato un ulteriore appuntamento per il giorno successivo alle 16, presso la banchina Da Chio del porto, con l’intento di focalizzare l’azione su un’infrastruttura logistica chiave.

“Vogliamo paralizzare un nodo cruciale del sistema,” ha ribadito l’attivista, anticipando le manovre successive.

L’azione prevista per la serata, tra le 19 e le 20, è volta a bloccare l’accesso e l’uscita del porto, ostacolando il passaggio delle navi previste.
Questa scelta strategica mira a interrompere i flussi commerciali e di trasporto che, secondo i manifestanti, contribuiscono a sostenere la macchina bellica e a perpetuare l’ingiustizia.

La mobilitazione non si limita quindi alla mera espressione di opinioni, ma si configura come un atto di disobbedienza civile volta a contestare le dinamiche geopolitiche e a rivendicare un futuro di pace e giustizia per la Palestina.

La scelta di colpire un porto, crocevia di merci e persone, sottolinea la volontà di interrompere il sistema globale che, secondo gli organizzatori, alimenta il conflitto.

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