Il protrarsi della drammatica situazione delle famiglie anconetane sfollate a seguito del sisma del novembre 2022 continua a generare profonda inquietudine e a rivelare le criticità di un sistema di supporto che, a distanza di oltre un anno e mezzo, fatica a garantire i diritti fondamentali di chi ha perso la propria casa.
Il Comitato 707, voce autorevole e rappresentativa delle comunità colpite, lancia un nuovo allarme: le procedure per l’erogazione del Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS) si arenano, lasciando decine di nuclei familiari in una precaria condizione di incertezza e disagio abitativo.
La vicenda non si riduce a una semplice questione burocratica.
Rappresenta il sintomo di un quadro più ampio, caratterizzato da una combinazione di fattori complessi che ostacolano la ricostruzione e il ritorno alla normalità.
Tra questi, emergono la lentezza dei processi amministrativi, le difficoltà nell’accesso alle informazioni, la mancanza di coordinamento tra le diverse istituzioni coinvolte – a livello regionale, provinciale e comunale – e, non ultimo, il peso delle complesse normative che regolano l’accesso a questi finanziamenti.
Il CAS, concepito come un sostegno economico temporaneo per permettere alle famiglie di trovare un alloggio alternativo in attesa della ricostruzione o del rientro nelle abitazioni riparate, si rivela spesso un miraggio.
Le lunghe attese, le richieste di documentazione aggiuntiva, i frequenti rinvii, alimentano frustrazione e disperazione, aggravando il trauma subito a causa del terremoto.
Il Comitato 707 sottolinea come questa situazione non si limiti a un problema contingente.
Si tratta di una questione di giustizia sociale e di tutela dei diritti umani.
La dignità delle persone sfollate è direttamente legata alla possibilità di avere un tetto sicuro e stabile sopra la testa.
La carenza di supporto abitativo ostacola la ripresa economica e sociale delle famiglie, impedendo ai bambini di frequentare la scuola regolarmente, ai genitori di cercare lavoro con serenità e ai nuclei familiari di ricostruire un senso di comunità.
La vicenda anconetana solleva interrogativi cruciali sulla capacità dello Stato e delle istituzioni di rispondere efficacemente alle emergenze calamità.
È necessario un ripensamento radicale delle politiche abitative post-disastro, che prevedano procedure più snelle, trasparenti e accessibili, un maggiore coinvolgimento delle comunità locali nella gestione dei fondi e un monitoraggio costante dell’efficacia degli interventi.
Il Comitato 707 si impegna a continuare la sua attività di advocacy, sensibilizzando l’opinione pubblica e sollecitando le autorità competenti ad accelerare l’erogazione del CAS e a garantire un supporto adeguato a tutte le famiglie sfollate, affinché possano finalmente spezzare le catene della precarietà abitativa e guardare al futuro con speranza.
La ricostruzione non è solo una questione di muri e di edifici, ma soprattutto di persone e di comunità.