La tenuta del sistema di trasporto pubblico anconetano si trova a un crocevia critico, esacerbato da una divergenza insanabile tra le rappresentanze sindacali e la dirigenza di Conerobus.
La posizione dei sindacati – Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Autoferro – è netta: la gestione della crisi non può essere scaricata sul personale impiegato o sulla comunità cittadina, né può proseguire con approcci palliativi e soluzioni temporanee prive di fondamenta economiche solide.
La rottura è resa ancora più dolorosa dall’assenza di un intervento proattivo da parte delle istituzioni locali, Regione Marche e Comune di Ancona, che hanno ignorato le reiterate richieste di convocazione delle parti sociali in tavolo negoziale.
Questo silenzio istituzionale è percepito come un’inaccettabile omissione, che aggrava la situazione e compromette la continuità del servizio.
Le organizzazioni sindacali rivendicano un cambio di paradigma, chiedendo interventi strutturali che vadano oltre le misure emergenziali.
La Regione, in quanto ente titolare dei contratti di servizio con le aziende consortili provinciali, è chiamata a una responsabilità primaria.
È necessario una revisione approfondita dei contratti stessi, che tenga conto dell’impennata dei costi energetici, della crescente spesa per la manutenzione del parco veicolare e dell’impatto dell’inflazione generale.
L’aggiornamento del costo chilometrico, fondamentale per garantire la sostenibilità economica del servizio, deve essere ancorato alla realtà economica attuale, superando valutazioni obsolete e insufficienti.
La filosofia che anima le richieste sindacali è chiara: evitare ulteriori sacrifici, ingiusti e inaccettabili, sia per il personale che per l’utenza.
Non è concepibile che i lavoratori e i cittadini debbano farsi carico delle inefficienze sistematiche, delle mancanze strategiche e delle scelte politiche errate che hanno portato alla situazione attuale.
Il trasporto pubblico non è un costo da tagliare, ma un investimento strategico per la mobilità, la coesione sociale e lo sviluppo economico del territorio.
I sindacati lanciano un appello solenne e urgente a Regione, Comune e ai vertici aziendali, esigendo un impegno immediato e vincolante.
Un piano di risanamento credibile ed efficace richiede risorse strutturali, non palliativi temporanei.
Senza un intervento deciso e mirato, si rischia di compromettere la qualità del servizio, la tutela dell’occupazione e la stessa vitalità del sistema di trasporto pubblico anconetano, con conseguenze negative per l’intera comunità.
Lo sciopero del 20 novembre è la manifestazione tangibile di questa determinazione e la richiesta di un cambio di rotta radicale.







