sabato 2 Agosto 2025
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Arceci collabora: terremoto a Pesaro, ombre su Ricci

Con un’apparente calma contrastante con la gravità delle accuse, Franco Arceci, ex braccio destro del sindaco Matteo Ricci, si è presentato presso la caserma della Guardia di Finanza di Pesaro per un interrogatorio cruciale nell’ambito dell’inchiesta che ha scosso il Comune e proietta un’ombra sul candidato alla presidenza della Regione Marche, Matteo Ricci.
La sua dichiarazione, un misto di collaborazione e fiducia nel sistema giudiziario, si pone come tentativo di delineare una propria posizione in un contesto di accuse di corruzione che coinvolgono un’ampia rete di soggetti.

L’indagine, nata nell’autunno scorso, ha portato all’emissione di avvisi di garanzia a ben ventiquattro persone, di cui sedici accusate di corruzione.
L’ipotesi di reato che grava su Arceci, indagato fin dalle prime fasi del procedimento, è di concorso in corruzione, un’accusa che lo pone al centro di una presunta rete di favoritismi e irregolarità negli affidamenti diretti del Comune.
La sua presenza, affiancata dai legali Maurizio Terenzi e Alberto Bordoni, segnala l’intenzione di offrire alla Procura una versione dei fatti che possa chiarire il suo ruolo e la sua responsabilità.
L’inchiesta, che ha portato alla luce presunte irregolarità nei processi decisionali del Comune, ha messo a dura prova l’immagine di Matteo Ricci, ora candidato del centrosinistra per la presidenza della Regione.

Nonostante le accuse, Ricci ha rilasciato dichiarazioni di serena estraneità, sostenendo di aver tratto dalla vicenda unicamente benefici di natura politica, ovvero un incremento del consenso popolare, un aspetto che il Pubblico Ministero Maria Letizia Fucci ha approfondito durante un interrogatorio durato cinque ore.

La sua determinazione a tornare in campagna elettorale, a contatto diretto con i cittadini, appare come un tentativo di minimizzare l’impatto delle accuse sulla sua immagine pubblica.
L’inchiesta solleva interrogativi sulla gestione degli appalti pubblici nel Comune di Pesaro, mettendo in luce possibili vulnerabilità nei controlli e nelle procedure decisionali.

La complessità del caso, con un numero significativo di persone coinvolte e accuse di corruzione che investono figure di spicco della politica locale, rende l’indagine particolarmente delicata e potenzialmente destabilizzante per l’intero territorio regionale.

La collaborazione di Arceci con la magistratura, unitamente alla disponibilità di Ricci a fornire chiarimenti, rappresentano elementi cruciali per la ricostruzione della verità e per il corretto svolgimento del processo giudiziario, con implicazioni che si estendono ben oltre i confini del Comune di Pesaro.
Il caso non si limita a un’indagine su irregolarità amministrative, ma si configura come un campanello d’allarme sulla necessità di una maggiore trasparenza e accountability nella gestione delle risorse pubbliche e nell’esercizio del potere politico.

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