mercoledì 27 Agosto 2025
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Arquata del Tronto: il silenzio, il dolore, la rinascita.

Il suono delle campane, un lamento ancestrale che si propaga nell’aria, è il filo conduttore di una memoria collettiva, un peso emotivo che grava ancora sulle comunità marchigiane.
Non si tratta solo di un ricordo, ma di un’eredità di sofferenza, scolpita nel paesaggio e nel cuore degli abitanti di Arquata del Tronto e dei paesi limitrofi, che quest’anno commemora il nono anniversario del devastante terremoto del 24 agosto 2016.

La notte ha avvolto Pescara del Tronto, la frazione più duramente colpita, in un manto freddo e umido, ma il Parco della Memoria ha resistito, illuminato dalla presenza commossa di familiari, del sindaco Michele Franchi e del vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Gianpiero Palmieri.
La partecipazione ha testimoniato un profondo bisogno di condivisione, un atto di resilienza di fronte all’ineluttabilità del dolore.
Un cuore rosso, offerto dalla moglie di una delle 52 vittime, ha pulsato al centro della commemorazione, un simbolo tangibile di affetto perduto.

Intorno ad esso, una miriade di lumini tremolanti, ognuno dedicato ad un’anima strappata alla vita, ha creato un’atmosfera di intima e palpabile commozione.
Alle 3:36, l’ora precisa che segnò l’inizio della catastrofe, i nomi dei defunti, i figli, i padri, le madri, i nonni arquatani, sono stati scanditi nel silenzio, intervallati dal cupo rintocco delle campane, una litania di perdita che risuona ancora vivida nella memoria.
Monsignor Palmieri ha descritto la serata come pervasa da una forza inaspettata, una “spinta pasquale” che trascende il dolore, un desiderio profondo di riconnettersi con i propri cari perduti, di ritrovare un senso di speranza.

Ma non è solo un sentimento di rimpianto, è una determinazione ferrea a ricostruire, a ripopolare i paesi devastati, a restituire loro la vitalità perduta, a riaccendere la fiamma del turismo e della prosperità.

Il dolore, pur rimanendo un compagno costante, si trasforma in consapevolezza.
La vita, in tutta la sua precarietà, si svela come un mistero profondo, e il legame con le persone care, pur nella sua assenza fisica, persiste, nutrito dai ricordi e dall’amore.

Il vescovo, con sguardo rivolto al futuro, ha annunciato la celebrazione di una messa nella chiesetta dell’area Sae di Pescara del Tronto, un atto di fede e di speranza per una comunità che si rialza, un passo avanti verso una nuova era, segnata dalla resilienza e dalla rinascita.
Il dolore è una ferita aperta, ma la speranza è un seme che germoglia, pronto a fiorire in un futuro di rinnovamento.

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