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giovedì 6 Novembre 2025

Arresto a Pesaro: condannata per il caso Lulli

Nel territorio di Pesaro Urbino, si è concretizzata l’esecuzione di un mandato d’arresto nei confronti di una donna di origine macedone, segnando un capitolo conclusivo in una vicenda giudiziaria complessa e dolorosa, quella relativa alla tragica scomparsa di Ismaele Lulli, il diciassettenne strappato alla vita nel luglio del 2015 a Sant’Angelo in Vado.
La sentenza definitiva, che impone una pena di cinque anni e tre mesi di reclusione, sancisce la responsabilità della donna per concorso anomalo nell’omicidio del giovane.
L’arresto, eseguito dai Carabinieri a seguito di un ordine emesso dalla Procura di Urbino, getta luce su una dinamica criminale particolarmente efferata.

Il corpo di Lulli era stato rinvenuto in condizioni raccapriccianti: legato con nastro adesivo e con la gola profondamente recisa, ferite inflitte con arma da taglio che denotavano premeditazione e una ferocia inaudita.

Le immediate indagini portarono al rapido individuamento e fermo di due cittadini albanesi, riconosciuti inequivocabilmente come i diretti responsabili dell’azione violenta.
Tuttavia, il ruolo della donna, inizialmente sfuggito all’attenzione delle autorità, si rivelò cruciale nel determinare l’esito fatale.
Sebbene non abbia partecipato fisicamente all’aggressione, la sua condotta, motivata da un rapporto sentimentale con uno dei due esecutori, si configurò come un elemento scatenante.
La donna, con una meschinità agghiacciante, orchestrò una trappola per la vittima, fingendo un incontro chiarificatore quale pretesto per condurlo nel luogo dove sarebbe stato brutalmente assassinato.

La mancata applicazione di misure cautelari iniziali, successivamente superata dalla gravità degli elementi a suo carico, ha reso la vicenda ancora più controversa, sollevando interrogativi sul percorso investigativo e sulla complessità di valutare il coinvolgimento di figure apparentemente marginali in contesti criminali.

Stabile da tempo nella provincia di Pesaro Urbino, la donna aveva mantenuto un profilo discreto, conducendo una vita apparentemente ordinaria.
Tuttavia, le recenti attività di controllo e sorveglianza, diligentemente condotte dalle forze dell’ordine, hanno rivelato un piano di fuga imminente: la donna stava organizzando attivamente il suo trasferimento nel Nord Macedonia, nel tentativo di sottrarsi alla giustizia.

Attualmente detenuta presso il carcere di Pesaro, la vicenda riapre ferite profonde nella comunità locale e sottolinea l’importanza di un’indagine meticolosa e di una valutazione accurata di ogni elemento, anche quando apparentemente secondario, per garantire che la giustizia sia compiuta a favore della memoria di Ismaele Lulli e della sua famiglia.

Il caso evidenzia, inoltre, la necessità di una vigilanza costante e di strategie investigative sofisticate per contrastare i tentativi di fuga e assicurare che i responsabili di crimini efferati rispondano del loro operato.

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