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Corinaldo, la tragedia: negligenze e responsabilità al centro del processo

La tragedia di Corinaldo, quella notte del 7-8 dicembre 2018, si è rivelata un tragico concentrato di negligenze e violazioni che hanno portato alla perdita di sei vite umane, tra cui cinque giovanissimi e la loro madre.

La ricostruzione peritale, presentata nel corso del processo d’appello in corso ad Ancona, dipinge un quadro allarmante delle condizioni strutturali e della gestione della discoteca Lanterna Azzurra.
Marcello Mangione, consulente tecnico della Procura e colonnello dei Carabinieri, esperto in sicurezza, ha descritto dettagliatamente le carenze dell’uscita di sicurezza numero 3, teatro della calca fatale.

L’uscita, progettata per far defluire persone, non era adatta allo scopo, configurandosi come un’improvvisazione per il trasporto di materiali come animali e paglia, anziché per l’evacuazione di persone.

Le balaustre, elemento cruciale per la sicurezza, si rivelavano un assemblaggio precario, costituito da tubolari originariamente destinati all’impianto del metano, lontano da qualsiasi norma costruttiva.

La mancanza di agibilità del locale, una condizione essenziale per la sua legalità e sicurezza, aggiunge un ulteriore tassello al mosaico delle responsabilità.

Il processo d’appello, che riprende il filone legato alle questioni di sicurezza e ai permessi rilasciati, vede imputati nove persone: ex membri della commissione di pubblico spettacolo, l’ex sindaco, un vigile del fuoco, personale amministrativo dell’area vasta 2 (ora Ast), un geometra, un ingegnere legato ai gestori e proprietari, e un socio della Magic Srl, società che gestiva il locale.
La tragica dinamica che ha scatenato la tragedia è riconducibile all’utilizzo di spray al peperoncino da parte di un gruppo di giovani modenesi, noti per furti di collanine, che ha generato una fuga disordinata e incontrollata, amplificata dalla struttura inadeguata dell’uscita.

La perizia di Mangione ha sottolineato come la commissione di pubblico spettacolo avesse l’obbligo di effettuare verifiche complete e rigorose, un dovere non adempiuto.
La ricostruzione evidenzia anche tentativi di regolarizzazione tardivi, “sanatorie” mai concesse e istanze di condono improvvisate, segnali di una volontà di normalizzare una situazione già compromessa.
La tragedia di Corinaldo non è semplicemente un incidente; è il risultato di una serie di omissioni, irregolarità e decisioni che hanno compromesso la sicurezza delle persone.

La prossima udienza vedrà la testimonianza dei medici legali Francesco Paolo Busardò e Manuel Papi, che eseguirono le autopsie sulle vittime, fornendo ulteriori dettagli sulle cause del decesso e contribuendo a ricostruire la verità che deve emergere da questo processo, con l’obiettivo di garantire giustizia e, soprattutto, prevenire simili tragedie in futuro.
La vicenda pone interrogativi cruciali sulla responsabilità delle istituzioni, sulla necessità di controlli rigorosi e sulla priorità assoluta da attribuire alla sicurezza dei cittadini.

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