L’attenzione del Consiglio Regionale è stata recentemente focalizzata su una questione di crescente impatto ambientale ed economico: la significativa espansione della popolazione di cormorani e le sue conseguenze sull’ecosistema regionale.
Il consigliere Giacomo Rossi, vicepresidente dell’Assemblea Legislativa, ha formalmente sollevato la questione attraverso un’interrogazione che mira a definire strategie di intervento mirate e sostenibili.
La preoccupazione alla base dell’iniziativa non è meramente estetica o di tutela di un interesse settoriale, ma riconosce la complessità di un equilibrio ecologico in sofferenza.
Il cormorano, uccello predatorio particolarmente efficiente, rappresenta una pressione biologica notevole sulle risorse ittiche locali.
Le stime indicano un consumo giornaliero medio di circa 450 grammi di pesce per esemplare, con picchi che possono superare il mezzo chilo.
Considerando l’arco della vita di un individuo, il prelievo di biomassa ittica può raggiungere livelli allarmanti, stimati in decine di tonnellate per singolo esemplare.
Questa pressione predatoria non agisce isolatamente.
L’incremento demografico dei cormorani, accompagnato da una loro ampia distribuzione sul territorio regionale – dalla fascia costiera all’entroterra – sta generando un effetto a cascata con ripercussioni su diversi livelli.
Si assiste a una riduzione significativa delle popolazioni di specie ittiche autoctone, minacciando la biodiversità degli habitat acquatici e compromettendo l’efficacia di programmi regionali di conservazione, come il Piano di Reintroduzione della Trota Mediterranea, un progetto volto a ripristinare un elemento chiave degli ecosistemi fluviali.
Le conseguenze non si limitano all’ambito biologico.
Le attività economiche legate alla pesca sportiva, all’itticoltura e, di riflesso, al turismo, stanno subendo perdite significative.
L’impatto economico, se non mitigato, rischia di erodere la vitalità di settori cruciali per l’economia regionale.
La questione è stata oggetto di vivace confronto con le associazioni di categoria, in particolare la F.
i.
p.
s.
a.
s.
, e con gli operatori economici del settore, che hanno più volte segnalato la gravità della situazione.
L’interrogazione mira a sollecitare un’analisi approfondita dei dati disponibili e a promuovere l’elaborazione di un piano d’azione che consideri non solo la necessità di contenere la popolazione di cormorani, ma anche le implicazioni ambientali ed economiche di tali interventi.
In questo contesto, si fa riferimento alle esperienze di altre regioni che hanno affrontato problematiche simili, implementando strategie di gestione, con l’autorizzazione dell’Ispra (Mite), che includono attività di monitoraggio, censimenti e, in alcuni casi, interventi mirati di abbattimento, sempre nel rispetto delle normative vigenti e con l’obiettivo di ripristinare un equilibrio ecologico sostenibile.
L’approccio deve essere olistico, integrando dati scientifici, valutazioni economiche e la partecipazione degli stakeholder per garantire la fattibilità e l’efficacia delle misure adottate.








