Il 2025 si configura come un anno di profonda riflessione e progettazione per la diocesi di Macerata, segnato dalla conclusione del Giubileo della Speranza, un’iniziativa promossa dal Papa e proseguita con il pontificato di Leone XIV, e proiettata verso un futuro pastorale radicalmente orientato alla sinodalità.
Mons.
Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata e guida della Conferenza episcopale marchigiana, ha delineato in conferenza stampa i passaggi salienti dell’anno trascorso e le prospettive future, sottolineando come il Giubileo abbia rappresentato un’occasione privilegiata per rinsaldare il legame tra la comunità diocesana e le radici della fede.
La solenne chiusura del Giubileo, prevista per il 28 dicembre con una celebrazione eucaristica nella Cattedrale e la successiva benedizione del territorio dalla centralità di piazza Vittorio Veneto, simboleggia non solo il termine di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa.
La sinodalità, intesa come cammino condiviso di ascolto, discernimento e decisione, si presenta come l’orizzonte imprescindibile per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro di speranza e rinnovamento.
L’entusiasmo e la partecipazione attiva dei giovani hanno rappresentato una nota particolarmente positiva.
Oltre diecimila giovani pellegrini hanno attraversato il Seminario Redemptoris Mater, diretti a Roma, testimoniando una sete di fede e una voglia di coinvolgimento che la diocesi intende coltivare e sostenere.
L’incontro conclusivo all’Abbadia di Fiastra, in particolare, ha lasciato un’impronta significativa, rafforzando il senso di appartenenza e la condivisione di valori.
La vita culturale diocesana si è arricchita di eventi di grande valore, come la mostra sulle casule di Matisse a Palazzo Ricci, frutto di una preziosa collaborazione con i Musei Vaticani e la Fondazione Carima, e la mostra diffusa dedicata alla maternità di Maria, che ha superato le quindicimila presenze.
L’iniziativa Peregrinatio Mariae, con la Madonna di Loreto itinerante tra Marche, Umbria e Lazio, ha contribuito a rafforzare il legame spirituale con il territorio e le comunità circostanti.
Nonostante le ferite ancora aperte dal sisma, la diocesi ha continuato a impegnarsi nella ricostruzione, destinando undici milioni di euro a interventi mirati e consegnando quattordici progetti esecutivi all’Usr, con sei interventi già avviati o conclusi.
L’attesa per una risposta dalla Soprintendenza romana in merito al recupero della chiesa di Santa Maria delle Vergini testimonia la complessità dei processi burocratici e la determinazione della diocesi nel preservare il patrimonio storico-artistico.
Guardando al 2026, l’attenzione si concentrerà sulla formazione e il coinvolgimento dei giovani e del clero, riconoscendo in loro il motore del cambiamento e il cuore pulsante della Chiesa.
La collaborazione tra parrocchie, ordini religiosi e realtà caritative si presenta come un imperativo, un’alleanza strategica per affrontare le sfide sociali ed economiche del territorio.
Particolare rilevanza sarà attribuita all’azione della Casa di Bethlem e della Cittadella della carità, luoghi di accoglienza e speranza per le persone più vulnerabili, testimonianza tangibile dell’impegno della diocesi verso la promozione della giustizia e la solidarietà.
La sinodalità, dunque, non si riduce a un processo burocratico, ma si traduce in un impegno concreto a favore delle persone, un cammino di fede vissuta nella condivisione e nella speranza.







