Un atto di violenza premeditata e brutale ha scosso la quiete di Fabriano, spingendo il questore Cesare Capocasa a disporre un Daspo urbano nei confronti di un giovane tunisino di diciotto anni.
L’episodio, consumatosi nelle immediate vicinanze di attività commerciali nel cuore del centro storico, ha visto il giovane aggredire un connazionale con un’arma improvvisata, una cintura dotata di fibbia metallica e un rasoio da barba, infliggendo ferite significative.
La rapidità di intervento della polizia, allertata da testimoni, ha permesso di prestare soccorso alla vittima, il quale ha subito una ferita da taglio all’avambraccio sinistro e un’altra al padiglione auricolare destro, con una prognosi che lo tiene all’assistenza medica per tredici giorni.
L’aggressione, che configura un reato di lesioni personali aggravate, non solo evidenzia la pericolosità del gesto ma solleva interrogativi più ampi sulla sicurezza urbana e sulla gestione delle dinamiche sociali all’interno della comunità fabrianese.
Il Daspo urbano, con una durata fino al 2026, rappresenta una misura restrittiva volta a limitare la possibilità per il giovane di reiterare comportamenti antisociali e a garantire la tranquillità dei residenti e dei visitatori, tutelando, in particolare, i locali del centro storico individuati come aree sensibili.
Questa azione si inserisce in un quadro più ampio di interventi volti a contrastare la criminalità e a prevenire fenomeni di disagio sociale.
Dall’inizio dell’anno, il questore Capocasa ha intensificato l’impiego di strumenti di prevenzione e repressione, emettendo complessivamente quattro Daspo urbani e sette fogli di via obbligatori, dimostrando un impegno concreto nella salvaguardia dell’ordine pubblico e nella promozione di un ambiente sicuro e vivibile per tutti.
L’azione del questore, in questo contesto, si configura come una risposta puntuale a un evento di violenza che ha interrotto la normalità della vita cittadina, rimarcando l’importanza di un approccio rigoroso e mirato nella gestione delle situazioni di pericolo e nel perseguimento dei responsabili di atti illeciti.
La complessità della questione richiede, tuttavia, una riflessione più ampia che coinvolga istituzioni, servizi sociali e associazioni del territorio, al fine di affrontare le cause profonde del disagio giovanile e di favorire l’integrazione sociale, promuovendo al contempo una cultura del rispetto e della legalità.








