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sabato 25 Ottobre 2025

Filottrano: Inchiesta sull’impianto fognario, accuse di inquinamento

L’inchiesta, giunta a conclusione, getta una luce cruda sulla gestione di un’infrastruttura essenziale per Filottrano (Ancona), sollevando interrogativi profondi sulla responsabilità amministrativa e le conseguenze ambientali di una manutenzione carente.

Al centro dell’indagine, i vertici della società partecipata incaricata della gestione dell’impianto fognario, pesantemente accusati di gravi omissioni che hanno portato a un persistente inquinamento del territorio.
Le accuse, formulate a carico dei presidenti della società, in carica rispettivamente dal febbraio 2016 e dal 2018, e del direttore tecnico dal 2018, configurano un reato di inquinamento ambientale colposo, con pene potenziali fino a quattro anni di reclusione e sanzioni pecuniarie di oltre 65.000 euro.

La gravità delle accuse risiede non solo nella violazione delle normative ambientali, ma anche nel profondo impatto negativo sulla salute pubblica e sull’ecosistema locale.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Ancona e condotte congiuntamente dal Nipaaf e dal Nucleo Carabinieri Forestale di Jesi San Marcello, sono state avviate nel 2019 in seguito a ripetute segnalazioni di cittadini, testimoni diretti di sversamenti maleodoranti che hanno intriso suoli e corsi d’acqua naturali.
Queste segnalazioni, inizialmente considerate marginali, si sono rivelate l’inizio di un quadro molto più preoccupante.
L’analisi condotta ha rivelato un sistema di smaltimento delle acque reflue profondamente viziato.

Invece di essere indirizzate al depuratore, operativo dal gennaio 2017, una parte significativa veniva riversata direttamente in aree agricole e fossi.
Questo comportamento non solo violava le normative vigenti, ma dimostrava una completa negligenza verso l’ambiente e la comunità.

Le cause di questa situazione disastrosa appaiono complesse e stratificate.
L’accusa punta il dito su errori di progettazione originari della rete fognaria, che ne hanno compromesso l’efficienza fin dalla sua realizzazione.
A ciò si è aggiunta una cronica mancanza di manutenzione, aggravata dall’assenza di un piano di interventi programmato e dalla mancata richiesta di autorizzazioni per gli sfioratori.
L’abbandono di manufatti vitali per il corretto funzionamento dell’impianto, spesso invasi dalla vegetazione, ha completato un quadro di profonda inefficienza.
Nel corso del 2019-2023, i Carabinieri Forestali e l’Arpam di Ancona hanno svolto un lavoro di monitoraggio intensivo, eseguendo sopralluoghi, prelevando campioni e analizzando le acque di scarico provenienti da quattro scolmatori.

I risultati sono stati allarmanti, rilevando costanti sversamenti e concentrazioni di inquinanti organici, come *Escherichia coli*, azoto ammoniacale e tensioattivi, ampiamente superiori ai limiti stabiliti dal Codice dell’Ambiente.
Questa situazione non solo rappresenta un grave danno ambientale, ma solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni locali di garantire la tutela della salute pubblica e la sostenibilità del territorio.

L’inchiesta è ora in una fase delicata, e si attendono gli sviluppi successivi per accertare le responsabilità e riparare i danni ambientali causati.

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