Il panorama dell’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) in Italia rivela un’evidente polarizzazione, particolarmente accentuata nelle Marche, come documentato dall’analisi della Fondazione Gimbe.
Mentre la comunità medica locale, comprendente medici di base, pediatri e specialisti del servizio sanitario regionale, dimostra un’aderenza quasi universale – con una percentuale di utilizzo che supera significativamente la media nazionale – i cittadini marchigiani si posizionano in coda alla classifica, riflettendo una distanza critica tra potenziale offerto e reale fruizione.
L’efficace integrazione del FSE nella pratica clinica dei professionisti sanitari, attestata da un utilizzo vicino al 100% tra gennaio e marzo 2025, suggerisce una solida infrastruttura tecnologica e una comprovata percezione del valore aggiunto che lo strumento apporta alla gestione delle cure.
Questa performance, superiore alla media nazionale (95%), indica un’organizzazione interna efficiente e una cultura orientata all’innovazione digitale all’interno delle strutture sanitarie marchigiane.
Tuttavia, l’utilizzo limitato da parte dei pazienti (solo l’1% negli ultimi 90 giorni, contro una media italiana del 21%) evidenzia un ostacolo significativo all’effettivo raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione della sanità.
Questa discrepanza non è riconducibile unicamente a una mancanza di familiarità con la tecnologia, ma riflette una più profonda questione di fiducia e consapevolezza.
Il dato relativo al consenso alla consultazione dei documenti sanitari da parte di medici e operatori sanitari (solo il 12% in regione, contro il 42% a livello nazionale) è particolarmente emblematico.
Denota una diffidenza nei confronti della condivisione dei dati sensibili e una scarsa percezione dei benefici derivanti da una maggiore trasparenza e coordinamento delle cure.
È plausibile che questa riluttanza sia alimentata da preoccupazioni sulla sicurezza dei dati, dalla mancanza di chiarezza sulle modalità di accesso e utilizzo delle informazioni, o da una generale sfiducia nel sistema sanitario.
Nonostante l’uso limitato, il FSE regionale vanta una ricchezza di informazioni notevole, con 13 tipologie documentali disponibili su 16 (88% del totale), superando la media nazionale (74%).
Questa ampia disponibilità di dati, però, rischia di essere inefficace se i pazienti non ne sono consapevoli e non si sentono incentivati ad accedervi.
La frammentazione dei documenti disponibili a livello nazionale – dove solo quattro tipologie sono accessibili ovunque (lettera di dimissione, referti di laboratorio e radiologia, verbale di pronto soccorso) – complica ulteriormente il quadro, rendendo difficile per i pazienti ottenere una visione d’insieme della propria storia clinica.
Per colmare questo divario e sfruttare appieno il potenziale del FSE, è imperativo un impegno concertato che coinvolga istituzioni sanitarie, professionisti, associazioni di pazienti e media.
Campagne di sensibilizzazione mirate, programmi di formazione per l’utenza, un linguaggio chiaro e accessibile nella comunicazione delle informazioni e garanzie di sicurezza e privacy dei dati sono elementi chiave per promuovere l’adozione del FSE e riconquistare la fiducia dei cittadini marchigiani.
Solo attraverso un approccio olistico sarà possibile trasformare il FSE da strumento potenzialmente utile a risorsa sanitaria realmente accessibile e valorizzata da tutti.