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martedì 28 Ottobre 2025

Furto high-tech: giovane nasconde cosmetici in un body

La vicenda, verificatasi nell’ambito di un’attività commerciale a Jesi, solleva interrogativi complessi riguardo all’evoluzione delle strategie di appropriazione indebita e alla loro contrapposizione con i sistemi di sicurezza sempre più sofisticati.
Una giovane donna, ventenne, è stata recentemente deferita dalle forze dell’ordine in seguito alla scoperta di un ingegnoso, seppur illegale, metodo per sottrarre merce da un negozio.

La ragazza aveva ingegnosamente modificato un body intimo, trasformandolo in una sorta di “contenitore” segreto.
Questo indumento, indossato sotto i suoi abiti, presentava tasche artatamente create e concepite per ospitare un significativo quantitativo di cosmetici e prodotti per il make-up.
Il valore complessivo della merce occulta ammontava a circa 750 euro, una somma considerevole che testimonia una pianificazione non improvvisata.
L’astuzia della giovane risiedeva nella sua conoscenza dei sistemi antitaccheggio utilizzati dai negozi.
Invece di evitare completamente l’acquisto di campioni, ha deliberatamente scelto prodotti privi delle placche magnetiche antitaccheggio, ovvero gli etichette che scattano un allarme in caso di uscita dal negozio senza aver effettuato il pagamento.
Questo dimostra una certa familiarità con il funzionamento di questi dispositivi e una volontà di sfruttare le loro lacune.

L’episodio pone l’attenzione sull’escalation del “gioco del gatto col topo” tra i rivenditori e coloro che cercano di eludere i controlli.
L’utilizzo di indumenti modificati, come in questo caso, rappresenta una forma di appropriazione indebita evoluta, che richiede ai commercianti di costanti aggiornamenti dei propri sistemi di sicurezza.

Non si tratta più solo di etichette antitaccheggio, ma di un’analisi più approfondita delle vulnerabilità, che potrebbe includere l’uso di telecamere ad alta risoluzione, sistemi di riconoscimento facciale, e personale di vigilanza più attento.

La denuncia per furto aggravato sottolinea la gravità del reato, che in questo caso è aggravato dalla premeditazione e dall’ingegno utilizzato per commetterlo.

La vicenda, al di là dell’aspetto punitivo, offre spunti di riflessione sul crescente sofisticarsi delle tecniche di frode e sulla necessità di un approccio proattivo da parte degli esercenti per proteggere il proprio patrimonio.

Si apre quindi una discussione più ampia sull’equilibrio tra la tutela della proprietà privata e la libertà individuale, in un contesto di crescente complessità sociale ed economica.

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