Le Marche, terra di vocazione agricola e di straordinaria biodiversità, si trovano a fronteggiare una sfida sempre più pressante: la crescente frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi.
I dati parlano chiaro: secondo il database europeo degli eventi severi, la regione ha subito oltre cinquanta episodi significativi dall’inizio dell’anno, un ritmo allarmante che supera un evento a settimana.
Questo scenario, unitamente a una copertura assicurativa agricola ancora insufficiente – solo il 7% della superficie coltivata è attualmente protetta – evidenzia una vulnerabilità strutturale che Coldiretti Marche sta cercando di affrontare con un’iniziativa strategica.
L’associazione agricola sta lavorando attivamente alla creazione di un consorzio regionale unico, un’entità che miri a superare la frammentazione esistente.
Attualmente, le aziende agricole marchigiane si affidano a due consorzi distinti, che tutelano principalmente viticoltura, cerealicoltura e coltivazioni di girasole, coinvolgendo circa 1.500 aziende.
Un consorzio regionale unificato promette di ampliare la base di assicurati e di negoziare condizioni più favorevoli con le compagnie assicurative, sfruttando economie di scala e una maggiore forza contrattuale.
La presidente Maria Letizia Gardoni sottolinea la necessità di un cambiamento culturale profondo, data la scarsa diffusione di una cultura assicurativa radicata nel tessuto agricolo marchigiano.
Un ostacolo significativo è rappresentato dall’incertezza nei ristori erogati da Agea per le assicurazioni agevolate, spesso caratterizzati da ritardi nella liquidazione.
L’unificazione dei consorzi, secondo la presidente, è un passo imprescindibile, a cui si dovrebbe aggiungere un sostegno finanziario regionale, formalizzato attraverso una legge già esistente, ma finora priva di risorse adeguate.
Tale contributo, diversamente da altri esempi virtuosi a livello nazionale, si configurerebbe come un investimento nella resilienza del settore primario.
Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche, pone l’accento sull’importanza di massimizzare l’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR).
Questi finanziamenti potrebbero essere impiegati per l’installazione di infrastrutture di protezione dalle avversità atmosferiche, come reti antigrandine, un modello già consolidato in regioni del Nord Italia.
L’adozione di queste misure, mirate in particolare alle colture di pregio, si rivelerebbe un investimento a lungo termine, capace di mitigare i danni causati da eventi climatici estremi e di salvaguardare la produttività agricola.
La resilienza, in questo contesto, non è solo una questione di assicurazione, ma anche di infrastrutture e di pratiche agricole innovative, capaci di adattarsi a un clima in rapido cambiamento.
L’obiettivo finale è quello di costruire un sistema agricolo marchigiano più robusto e capace di affrontare le sfide del futuro.