La leadership del Partito Democratico nelle Marche si è trovata, paradossalmente, a generare una crisi interna proprio nel momento in cui la regione affronta un’ondata di calore intensa. La presentazione di un programma elettorale, esteso a 56 pagine e formalmente siglato da 19 enti e associazioni, si è rivelata un esercizio fragile, costantemente minacciato da revisioni sostanziali. La definizione iniziale di “programma” è stata rapidamente ridimensionata a “bozza provvisoria”, costellata da inesattezze e imprecisioni che ne hanno evidenziato la precarietà.Come sottolinea il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Marco Ausili, l’impossibilità di conciliare le posizioni di Movimento 5 Stelle, Europa Verde e Sinistra Italiana su temi cruciali mette a rischio la tenuta stessa dell’alleanza. La gestione di un’ampia coalizione si rivela un compito arduo, e l’incapacità di raggiungere un accordo programmatico solleva seri interrogativi sulla capacità del segretario regionale, Ricci, di mantenere la coesione del gruppo, soprattutto di fronte a decisioni legislative e deliberative concrete.Il cuore del disaccordo ruota attorno a tre questioni fondamentali: l’opportunità di realizzare un banchinamento per grandi navi al Molo Clementino, l’istituzione di un’area marina protetta e la riapertura della stazione marittima. Queste posizioni rappresentano un netto contrasto con le linee guida precedentemente sostenute da Valeria Mancinelli, ex sindaco, il cui operato era stato in passato ampiamente celebrato. Ausili critica l’approccio di Ricci, definendolo avventato, e mette in guardia dal rischio che Ancona diventi un’appendice di un progetto eccessivamente incentrato su Pesaro, slegato dalle reali necessità locali.La preoccupazione principale, secondo il consigliere FdI, è il pericolo di sottomettere il capoluogo a un ambientalismo ideologico e radicale, più orientato alla propaganda che alla crescita concreta. In particolare, la proposta di un’area marina protetta è percepita come economicamente insostenibile, penalizzando le prospettive portuali e turistiche. Si invoca, pertanto, una politica pragmatica e condivisa, in grado di bilanciare le esigenze ambientali con lo sviluppo economico, rifiutando soluzioni dogmatiche.Fratelli d’Italia e la coalizione di centrodestra, al contrario, affermano di non aver bisogno di continui aggiustamenti e rettifiche. Si propongono come garanti di una visione chiara e coerente, promuovendo lo sviluppo del porto, un turismo sostenibile, la creazione di posti di lavoro e la realizzazione di infrastrutture essenziali. Mentre l’alleanza democratica si dibatte in una spirale di revisioni e contraddizioni, il centrodestra dichiara di parlare ai cittadini con una sola voce, una voce che, secondo le loro parole, ha prodotto risultati tangibili per le Marche, contrapponendo “i fatti” alle “bozze” che caratterizzano l’operato del PD. La situazione si presenta come un momento cruciale per il futuro politico della regione.
Marche, PD al Limbo: Crisi Programmatica tra Calore e Discordia
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