Il dibattito sulla legittimità del naturismo in Italia, e in particolare nelle Marche, si riaccende a seguito della costruzione di un nuovo ponte ciclabile che ha reso più visibile una spiaggia precedentemente frequentata da naturisti.
La vicenda, che coinvolge il tratto di costa tra Senigallia e Mondolfo, solleva questioni complesse che vanno oltre la semplice questione dell’esposizione del corpo, toccando temi di libertà individuale, diritto alla natura, e gestione del territorio.
L’avvocata Elena Discepoli, referente per le Marche dell’Associazione Naturista Italiana (Anita), interviene per chiarire una fondamentale distinzione: il naturismo non è, in alcun modo, assimilabile all’esibizionismo o alla pornografia.
Si tratta di una filosofia di vita che promuove un rapporto armonioso con l’ambiente naturale e una riscoperta della propria corporeità, spesso accompagnata da una profonda riflessione sull’identità e sul benessere personale.
Associare il naturismo a pratiche sessuali o a comportamenti osceni significa, secondo Discepoli, travisare completamente la sua essenza e misconoscere i benefici psicologici e fisici che può apportare.
La presenza dei naturisti in quella specifica area costiera, seppur tollerata di fatto per decenni, non è mai stata formalizzata, e la recente apertura del ponte ciclabile ha amplificato le reazioni di chi non condivide tale pratica.
Questo solleva una questione legale cruciale: lo stato di nudità in sé non costituisce un reato contro la pubblica decenza, come stabilito da numerose sentenze, anche a livello di Cassazione.
L’associazione Anita rivendica, pertanto, la necessità di una regolamentazione chiara e uniforme a livello regionale, come già avvenuto in sei regioni italiane, che definisca in modo preciso i luoghi e le modalità in cui il naturismo può essere praticato legalmente.
Federico Bianchi Guizzardi, naturista e frequentatore della spiaggia del Cesano, sottolinea l’assenza di comportamenti inappropriati o violenti da parte dei praticanti.
L’accusa di oggettificazione, con persone che fotografano i nudisti come fossero animali in uno zoo, evidenzia un problema di rispetto e di comprensione reciproca.
La pratica del naturismo, a detta di Bianchi Guizzardi, si basa sul rispetto dell’ambiente e delle persone, un principio che, purtroppo, non sempre viene ricambiato.
La richiesta concreta dell’associazione naturista non è quella di poter praticare il naturismo ovunque, ma di ottenere una delimitazione formale dell’area, segnalata con appositi cartelli, per minimizzare eventuali disagi alla sensibilità altrui.
La peculiarità delle Marche è rappresentata dall’assenza di aree autorizzate per il naturismo, una carenza che limita la possibilità di praticare questa attività in modo legale e dignitoso, alimentando polemiche e incomprensioni.
La questione, dunque, non si riduce a una semplice questione di nudità, ma investe il diritto di accesso alla natura, la libertà di espressione individuale e la necessità di una legislazione che tenga conto della diversità delle pratiche culturali e filosofiche.
Il dibattito aperto evidenzia la complessità di conciliare diritti individuali e sensibilità collettive in un contesto sociale in continua evoluzione.