La Procura di Perugia ha avviato un’indagine complessa e delicata in seguito alla tragica scomparsa di Hekuran Cumani, un ventitreenne originario di Fabriano, deceduto in circostanze violente in un parcheggio universitario.
L’assenza di indagati formali, al momento, sottolinea la difficoltà di ricostruire la dinamica di un evento che si è consumato in un contesto di apparente casualità e segretezza.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile, si concentrano su una serie di elementi che delineano un quadro di tensione latente e escalation improvvisa.
I testimoni, sottoposti ad interrogatorio con assistenza legale, sono accusati di reati minori rispetto all’omicidio, come lesioni personali, minacce aggravate e porto illegale di armi bianche; l’assenza di contestazioni relative a una rissa suggerisce una violenza improvvisa e mirata, anziché uno scontro generalizzato.
La ricostruzione degli eventi si articola attorno a una serata trascorsa dal giovane fabrianese in una discoteca locale, frequentata insieme al fratello e ad amici provenienti da Fabriano.
Precedenti, di natura imprecisata, sono emersi in discoteca, in relazione a un gruppo di giovani residenti in periferia e provenienti da famiglie di origine diversa, gettando luce su possibili dinamiche sociali e culturali sottese al tragico epilogo.
Il luogo dell’omicidio, un parcheggio antistante il dipartimento di Matematica e Informatica, risultava non custodito e facilmente accessibile, elemento che ha contribuito a complicare le operazioni investigative.
La coltellata mortale, inferta al petto, ha avuto conseguenze fatali.
Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti figura quella di un’arma introdotta nel parcheggio da una persona non presente alla discussione iniziale, oppure nascosta in uno dei veicoli utilizzati per raggiungere la discoteca; l’arma non è stata ancora ritrovata.
L’assenza di sistemi di videosorveglianza nella zona e la mancanza di elementi utili dalle registrazioni interne alla discoteca ostacolano significativamente le indagini.
La difficoltà è ulteriormente aggravata dall’assenza di legami preesistenti tra i membri dei due gruppi coinvolti, fattore che rende arduo l’ottenimento di informazioni da parte dei testimoni, incluso il fratello della vittima.
Il caso solleva interrogativi sulla sicurezza dei luoghi pubblici, sull’integrazione sociale e sulla gestione delle tensioni interculturali, richiedendo un’indagine approfondita e multidisciplinare per far luce sulla verità e garantire la giustizia.







