Il 17 novembre, un’ombra di memoria si proietta sulla città di Pesaro, un anniversario doloroso che si colloca nel cuore di una settimana dedicata alla celebrazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Un contrasto stridente che sottolinea la tragedia avvenuta in piazzale Innocenti, un luogo che, pur inteso a essere rifugio e serenità, fu teatro di una violenza inaudita.
Camilla Murgia, assessora comunale alle Politiche giovanili, ha sottolineato come questa commemorazione non sia una semplice ricorrenza, ma un monito per la comunità, un’occasione per riflettere sul passato e onorare la memoria delle quattordici vittime, la stragrande maggioranza dei quali erano bambini, strappati alla vita dalle raffiche di proiettili tedeschi, durante gli eventi drammatici del novembre 1943.
La memoria, come argomentava la filosofa Hannah Arendt, non è un mero ricordo del passato, ma un modo per dare forma al presente e orientare il futuro.
In questo senso, la commemorazione a piazzale Innocenti assume un significato profondo, un’occasione per riappropriarsi della storia, per decostruire l’oblio e per trasmettere alle nuove generazioni il peso delle responsabilità.
Matilde Della Fornace, presidente provinciale dell’ANPI Pesaro Urbino, ha evidenziato come la partecipazione attiva della comunità, e in particolare quella delle giovani generazioni, sia cruciale per mantenere viva la fiamma della memoria.
Il coinvolgimento degli studenti della scuola Olivieri, presenti alla cerimonia, testimonia l’importanza di educare alla consapevolezza storica, coltivando un senso di giustizia e di impegno civile.
La tragica ricorrenza di piazzale Innocenti non è solo una ferita aperta nella storia di Pesaro, ma un simbolo universale della fragilità dell’innocenza e delle conseguenze devastanti della guerra.
È un appello incessante alla pace, alla tolleranza e alla difesa dei diritti umani, un impegno che richiede la partecipazione attiva di ogni singolo cittadino, affinché simili atrocità non si ripetano mai più.
Il silenzio, in questi casi, è complice.
La memoria, al contrario, è una forma di resistenza.








