giovedì 24 Luglio 2025
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Pesaro, inchiesta: intrecci illeciti, corruzione e manipolazione amministrativa

L’inchiesta della Procura di Pesaro, incentrata su presunte irregolarità negli affidamenti comunali tra il 2019 e il 2024, dipinge un quadro complesso di presunti intrecci illeciti, che trascende la semplice accusa di corruzione.

Sebbene quest’ultima sia contestata a sedici dei ventiquattro indagati, tra cui l’ex sindaco Matteo Ricci, unico ad essere gravato da tale addebito, l’indagine esplora un ventaglio più ampio di reati, rivelando possibili manipolazioni del processo decisionale e una distorsione del pubblico interesse.

Oltre alla corruzione, gli inquirenti sollevano accuse di falsità ideologica, commessa sia da pubblici ufficiali che da privati, in atti pubblici, configurando un tentativo di alterare la veridicità delle procedure e nascondere l’effettivo svolgimento degli eventi.
L’indebita percezione di erogazioni pubbliche suggerisce una appropriazione illegittima di risorse destinate ad altri fini, mentre l’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente evoca una compromissione dell’imparzialità e della trasparenza nelle gare d’appalto.
L’induzione indebita a promettere o fornire utilità lascia intendere una pressione esercitata su funzionari e privati per favorire specifiche posizioni, e l’ipotesi di peculato apre la strada all’accusa di utilizzo improprio del patrimonio comunale per fini personali.

Al centro dell’indagine emergono le figure di Matteo Ricci, strenuamente difensore della sua innocenza, e di Massimiliano Santini, precedentemente membro dello staff del sindaco con il ruolo di coordinamento della comunicazione social, eventi e iniziative.

Coinvolto anche Stefano Esposto, presidente delle associazioni culturali Opera Maestra e Stella Polare, le quali sarebbero state al centro di un flusso di risorse comunali per un ammontare di circa 600.
000 euro.

La Procura ipotizza un accordo collusivo tra Ricci, Santini ed Esposto, orchestrato per spingere funzionari comunali a compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio, al fine di agevolare l’ottenimento di affidamenti e contributi alle due associazioni e a terzi.

Santini ed Esposto avrebbero, in tal modo, beneficiato di vantaggi economici e patrimoniali, mentre Ricci avrebbe perseguito un beneficio di natura non patrimoniale: la realizzazione di opere ed eventi pubblici di grande risonanza, mirati a consolidare la propria immagine di efficienza e competenza, e a generare un significativo aumento di popolarità e consenso politico.

Questo, a suo dire, avrebbe giovato al Comune, ma la Procura contesta la modalità illegittima con cui tale beneficio sarebbe stato perseguito, mettendo in discussione la liceità dell’intero sistema operativo.
L’inchiesta, quindi, non si limita a una questione di corruzione, ma intercetta un presunto sistema di manipolazione dell’azione amministrativa per finalità personali e politiche, con ripercussioni potenzialmente gravi per l’interesse pubblico.

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