Pesaro, inchiesta Ricci: sei mesi di proroga e WhatsApp al centro

L’inchiesta che coinvolge l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, e una vasta rete di figure apicali del Comune marchigiano si allunga, concedendo ulteriori sei mesi di attività investigativa.

La richiesta di proroga, formalizzata il 17 novembre, è stata accolta dal tribunale, spostando la scadenza al 17 maggio 2026.

Al centro dell’attenzione vi sono le comunicazioni, in larga parte veicolate tramite la piattaforma WhatsApp Business, intercorse tra Ricci, il suo ex braccio destro Massimiliano Santini, l’ex capo di gabinetto Franco Arceci e il dirigente Eros Giraldi.

L’indagine, che si concentra su presunte irregolarità negli affidamenti diretti del Comune tra il 2019 e il 2024, periodo in cui Ricci guidava l’amministrazione comunale, assume contorni sempre più complessi, coinvolgendo a vario titolo ben 25 persone.
La collaborazione di Santini, che ha volontariamente consegnato cellulare e SIM card agli inquirenti, assistito dal suo legale Gioacchino Genchi, ha rappresentato un elemento cruciale nello sviluppo delle indagini.
La consegna dei dispositivi mirava a recuperare integralmente i contenuti multimediali e le conversazioni cancellate dall’account WhatsApp Business, sottolineando la potenziale rilevanza di tali dati per la difesa dell’ex assessore.

Questo gesto, apparentemente collaborativo, solleva interrogativi sulla natura delle comunicazioni avvenute e sul ruolo di Santini all’interno della complessa rete di relazioni professionali e politiche che si è sviluppata attorno all’amministrazione comunale.

L’avviso di garanzia ricevuto da Matteo Ricci, in un momento delicato della sua campagna elettorale, ha inevitabilmente generato un’onda di conseguenze politiche e mediatiche.
L’interrogatorio di oltre cinque ore, durato a luglio, ha rappresentato un’occasione per l’eurodeputato di ribadire la sua estraneità alle accuse mosse.
Tuttavia, la complessità dell’indagine e la mole di dati da analizzare rendono difficile una valutazione immediata della posizione di Ricci e delle dinamiche che hanno portato alle presunte irregolarità.
La vicenda si intreccia con questioni cruciali riguardanti la trasparenza nell’amministrazione pubblica, l’uso di strumenti di comunicazione digitale per la gestione di affari comunali e la responsabilità dei funzionari pubblici.
L’inchiesta, lungi dall’essere conclusa, promette di gettare luce su un sistema complesso, dove il confine tra la gestione ordinaria e le pratiche irregolari potrebbe essere più sottile di quanto inizialmente ipotizzato, sollevando interrogativi sulla governance del territorio e sulla fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni locali.

Il recupero e l’analisi dei dati digitali, in particolare, offrono una finestra unica sulla vita privata e professionale dei protagonisti, con implicazioni potenzialmente rilevanti per l’esito del procedimento giudiziario e per la percezione pubblica dell’amministrazione di Pesaro.

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