Un caso di profonda vulnerabilità e abuso di fiducia ha recentemente concluso il suo percorso giudiziario nell’entroterra di Pesaro-Urbino, culminando nella condanna definitiva di una donna per circonvenzione di un’anziana e della figlia disabile tra il 2020 e il 2023.
La sentenza, definita attraverso un patteggiamento, prevede una pena di due anni e sei mesi di reclusione, integrata da una sanzione pecuniaria di 400 euro, ma l’aspetto più significativo è la confisca di beni, per un valore complessivo di quasi 135.
000 euro, che include denaro contante e immobili ad uso abitativo.
L’accusa, supportata da una scrupolosa indagine della Guardia di Finanza di Urbino, ha ricostruito un quadro di manipolazione psicologica e sfruttamento della fragilità umana.
La condannata, approfittando della situazione di particolare difficoltà e, presumibilmente, isolamento sociale delle vittime, è riuscita ad ottenere il controllo dei loro libretti postali e delle carte elettroniche di pagamento, acquisendo anche i codici di accesso necessari per operare in maniera fraudolenta.
Questa acquisizione di informazioni riservate ha rappresentato un elemento cruciale per la commissione del reato, consentendo alla donna di sottrarre ingiustamente fondi dai conti delle vittime, senza il loro consenso o consapevolezza.
L’ammontare del denaro sottratto, quasi 135.
000 euro in un arco temporale di poco più di tre anni, rivela una pianificazione e una persistenza nella condotta criminale particolarmente preoccupanti.
L’episodio sottolinea la crescente preoccupazione per l’aumento di truffe e abusi nei confronti di persone anziane e disabili, spesso esposte a dinamiche di dipendenza affettiva o economica che possono essere sfruttate da individui senza scrupoli.
La confisca dei beni, precedentemente sottoposti a sequestro preventivo, rappresenta una misura di giustizia riparativa volta a restituire, almeno in parte, il danno economico subito dalle vittime e a privare la condannata del profitto derivante dalle sue azioni illegali.
Questo provvedimento, previsto dall’ordinamento giuridico, è fondamentale per contrastare la criminalità organizzata e per tutelare i diritti delle persone più vulnerabili.
L’intera vicenda pone interrogativi importanti sulla necessità di rafforzare i controlli e di sensibilizzare la popolazione, in particolare le famiglie e i caregiver, sui rischi di manipolazione e sfruttamento, promuovendo una cultura della prevenzione e della segnalazione di comportamenti sospetti.
L’azione della Guardia di Finanza, e la successiva decisione del giudice, evidenziano l’importanza di un approccio multidisciplinare che coinvolga le forze dell’ordine, i servizi sociali e le associazioni di volontariato per proteggere i soggetti più deboli e contrastare efficacemente questo fenomeno in crescita.