L’evoluzione del panorama marchigiano nella gestione della violenza di genere rivela un dato significativo: un raddoppio dei contatti ai Centri per Uomini Autori di Violenza (Cuav) tra il 2023 e il 2024.
Questo incremento, documentato nel Rapporto regionale sulla violenza di genere, segnala una potenziale trasformazione nell’approccio alla problematica e solleva interrogativi complessi sull’efficacia delle strategie di intervento.
Nel corso del 2024, i cinque Cuav, distribuiti capillarmente nelle province marchigiane, hanno registrato ben 321 contatti, un numero che contrasta nettamente con i 160 dell’anno precedente.
Questo aumento non è semplicemente numerico, ma denota una crescente consapevolezza, forse anche indotta, della necessità di affrontare la radice comportamentale della violenza da parte degli uomini che la perpetrano.
Un elemento cruciale per interpretare questa tendenza è il ruolo preponderante del sistema giudiziario.
Il 74% degli uomini che si sono rivolti ai Cuav lo hanno fatto su ordine di un giudice, a riprova di come l’applicazione della legge e le misure restrittive stiano assumendo un ruolo sempre più centrale nella gestione dei casi di violenza di genere.
Questa circostanza, pur contribuendo ad aumentare il numero di accessi ai centri, evidenzia anche una potenziale sfida: l’efficacia degli interventi potrebbe essere condizionata dalla motivazione intrinseca dell’individuo, spesso imposto a un percorso terapeutico.
Nonostante l’aumento dei contatti, il Rapporto regionale sottolinea una criticità significativa: il 18,3% degli uomini in contatto con i Cuav si trova in lista d’attesa per l’avvio di un percorso di trattamento.
Questa situazione critica riflette una disparità tra la domanda di supporto e le risorse disponibili.
L’impegno economico della Regione e dello Stato – con un finanziamento statale di 271.790 euro e un contributo regionale di 40.000 euro destinato all’emergenza abitativa – appare insufficiente a rispondere in modo adeguato alle necessità emergenti.
L’emergenza abitativa è una componente essenziale, spesso determinante, per garantire la sicurezza delle vittime e facilitare un percorso di cambiamento positivo per l’autore della violenza.
L’aumento dei contatti ai Cuav marchigiani apre un dibattito più ampio sulla natura stessa degli interventi e sulla necessità di ripensare l’approccio alla violenza di genere.
Si tratta di un’opportunità per promuovere una cultura della responsabilità e del cambiamento, in cui gli uomini autori di violenza siano supportati nel percorso di riconversione, non solo per prevenire ulteriori atti di violenza, ma anche per affrontare le cause profonde del loro comportamento.
Un approccio olistico che integri interventi legali, supporto psicologico, programmi di educazione alla non-violenza e soluzioni abitative d’emergenza appare cruciale per affrontare la complessità del fenomeno e garantire una protezione efficace per le vittime, contribuendo contemporaneamente a costruire una società più giusta e sicura.







