Il dibattito sulla riforma della formazione medica, spesso proposto come soluzione ai mali del sistema sanitario, appare insufficiente per affrontare la complessità del problema.
L’approccio più efficace, secondo il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, risiede nel recupero di un modello assistenziale centrato sul rapporto primario medico-paziente, arricchito da un potenziamento delle competenze diagnostiche di base del medico di famiglia e da una sinergia intelligente tra assistenza territoriale, telemedicina e strutture ospedaliere specialistiche.
Le osservazioni di Di Silverio, emerse durante un confronto ad Ancona con il sindacato degli infermieri Nursind, volto ad analizzare le proposte dei candidati alla presidenza delle Marche, sottolineano una profonda crisi di significato all’interno della professione medica.
Quella che un tempo rappresentava un’aspirazione nobile, oggi si traduce in una frustrante esperienza, alimentata da un sistema che depersonalizza sia i professionisti che i pazienti.
L’essenza del problema risiede nella perdita di autonomia decisionale e nella progressiva standardizzazione delle cure.
I medici, indipendentemente dalla loro specializzazione – siano essi medici di base o specialisti ospedalieri – si trovano costretti a operare secondo ritmi imposti, a seguire protocolli rigidi che limitano la loro capacità di applicare il giudizio clinico e di adattare le terapie alle specifiche esigenze individuali.
Questa “temporizzazione” imposta, paragonata a una meccanizzazione della cura, erode il senso di responsabilità e la motivazione professionale, trasformando il rapporto medico-paziente in una risposta