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martedì 18 Novembre 2025

Rinasce il Monastero di Santa Caterina: un gioiello di fede e storia.

A distanza di nove anni, segnati da attesa e resilienza, si inaugura ufficialmente un capitolo cruciale per Monte San Martino: la ricostruzione del complesso monastico di Santa Caterina, un gioiello storico e spirituale che testimonia la presenza delle monache Benedettine per un millennio.
Il sisma del 2016, con la sua violenza inattesa, aveva reso inagibile l’edificio, costringendo la comunità monastica, composta da quindici religiose, a rifugiarsi in spazi temporanei, insufficienti a contenere la ricchezza del loro patrimonio culturale e spirituale.
La cerimonia della benedizione della prima pietra, alla presenza del commissario per la ricostruzione post-sisma, Guido Castelli, e di un team multidisciplinare di tecnici, progettisti e maestranze, non è solo un evento procedurale, ma un atto simbolico di speranza e di riaffermazione dell’identità locale.

Il monastero, risalente all’anno Mille e sotto la tutela della Soprintendenza, sarà oggetto di un intervento complesso, mirato a conciliare la salvaguardia del tessuto storico con il miglioramento della resilienza sismica.

L’intervento, per un valore complessivo di circa dieci milioni di euro, si estende su una superficie di 4.000 metri quadrati, articolata in sette corpi di fabbrica, compresa la chiesa di Santa Caterina, cuore pulsante del complesso.
L’approccio adottato si fonda su una rigorosa metodologia scientifica.
Prima della definizione del progetto esecutivo, è stato condotto un accurato studio tecnico-scientifico, realizzato in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche.
Strumentazione all’avanguardia, come accelerometri e velocimetri, ha permesso un monitoraggio dinamico continuo delle strutture esistenti, consentendo una calibrazione precisa del modello strutturale e una definizione puntuale degli interventi necessari, minimizzando così le opere superflue e preservando l’autenticità dell’edificio.

Il progetto include l’installazione di un sistema permanente di monitoraggio sismico, una garanzia di sicurezza e un investimento nel futuro del complesso.

Come sottolineato dal commissario Castelli, la ricostruzione di un luogo che incarna sia un patrimonio storico che una comunità vivace richiede un approccio improntato a rigore, responsabilità e una profonda conoscenza del contesto.

La madre badessa, suor Maria Stefania Costarelli, ha espresso la gratitudine della comunità monastica per questo momento tanto atteso, ricordando le difficoltà affrontate, soprattutto dalle religiose più anziane.

La possibilità di riprendere pienamente la vita monastica, intesa come un intreccio di “prega, lavora, accogli”, e di accogliere anche nove nuove giovani monache, rappresenta una prospettiva di rinascita e di continuità.

Nonostante le avversità, le monache non hanno mai interrotto le loro attività, mantenendo viva la tradizione attraverso la cura dei campi, la produzione di paramenti sacri, ricami, marmellate e liquori, espressioni autentiche del saper fare locale.
Con la ricostruzione del monastero, tornerà operativa anche la foresteria, offrendo a chiunque desideri immergersi nell’esperienza monastica uno spazio di accoglienza e di incontro.

Il sindaco Matteo Pompei ha sottolineato il ruolo cruciale del monastero nella genesi e nello sviluppo del centro storico, evidenziando come la ripresa dei lavori segni un nuovo inizio per l’intera comunità.

L’arcivescovo di Fermo, mons.

Rocco Pennacchio, ha definito l’evento una notizia di rinascita per un territorio ricco di storia e di arte, mentre l’economo diocesano, Demetrio Catalini, ha espresso un sentimento di gioia e speranza per il futuro.

Questo momento segna non solo la ricostruzione di un edificio, ma anche il rafforzamento di un legame profondo tra fede, cultura e territorio.

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