La riqualificazione urbana, per essere veramente efficace e duratura, non può prescindere da un quadro normativo solido e coerente.
L’abilità tecnica e l’ingegno degli ingegneri, pur fondamentali, devono trovare un punto di ancoraggio in disposizioni legislative che offrano certezza e chiarezza.
Questa necessità, ribadita dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Ingegneri, Angelo Domenico Perrini, a conclusione del 69° Congresso nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia ad Ancona, trascende il tema specifico della prevenzione del dissesto idrogeologico, ma ne costituisce un esempio emblematico.
La questione sollevata non è meramente formale.
Le riqualificazioni urbane, in particolare quelle che mirano a contrastare fenomeni complessi come il dissesto idrogeologico, richiedono interventi profondi, spesso invasivi, che incidono su infrastrutture esistenti, su equilibri territoriali delicati e, inevitabilmente, sulla vita delle comunità.
Un approccio basato esclusivamente sull’iniziativa individuale, per quanto virtuosa, rischia di generare soluzioni parziali, inefficaci o addirittura dannose nel lungo periodo.
Un quadro normativo efficace non dovrebbe limitarsi a definire standard di sicurezza o a regolamentare l’uso del suolo.
Dovrebbe, invece, promuovere una visione integrata, che tenga conto di molteplici fattori: la vulnerabilità del territorio, la sua storia geologica, le dinamiche sociali ed economiche, le esigenze di sostenibilità ambientale.
È necessario definire criteri per valutare il rischio in maniera oggettiva e trasparente, e per stabilire priorità di intervento basate su dati scientifici e su un’analisi costi-benefici che consideri non solo gli aspetti economici immediati, ma anche i benefici sociali e ambientali a lungo termine.
La chiarezza delle norme è altrettanto cruciale.
Disposizioni ambigue o eccessivamente complesse possono generare incertezza interpretativa, rallentare i processi decisionali e favorire comportamenti opportunistici.
Le leggi devono essere formulate in un linguaggio accessibile a tutti gli attori coinvolati, dai tecnici agli amministratori, fino ai cittadini, che hanno il diritto di comprendere le implicazioni degli interventi che riguardano il loro territorio.
Inoltre, la riqualificazione urbana non può essere concepita come un processo statico, ma come un percorso continuo di adattamento e miglioramento.
Le norme devono essere periodicamente riviste e aggiornate alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, delle mutate esigenze sociali e delle sfide ambientali emergenti.
L’innovazione tecnologica, in particolare, offre nuove opportunità per migliorare l’efficacia degli interventi di prevenzione e mitigazione del rischio, ma richiede un quadro normativo flessibile e dinamico, capace di accogliere nuove soluzioni senza compromettere la sicurezza e la certezza del diritto.
La discussione, come quella recentemente animata ad Ancona, deve essere un momento costante e aperto, coinvolgendo tutte le parti interessate, per garantire che la riqualificazione urbana sia un investimento nel futuro del nostro Paese.







