cityfood
cityeventi
martedì 28 Ottobre 2025

Rissa a San Benedetto: richiesta di condanne fino a 18 anni

La tragica mattinata del 16 marzo scorso, che ha lasciato un segno indelebile sul lungomare di San Benedetto del Tronto, ha portato la Procura di Ascoli Piceno a formulare richieste di condanna nei confronti di tre dei quattro individui coinvolti in una violenta rissa culminata nella perdita di una giovane vita: Amir Benkharbouch.

L’evento, un susseguirsi di gesti impulsivi e reazioni esacerbate, ha anche causato gravi lesioni a Federico Di Stanislao, Raul Denis Rotaru, Helmi Nessibi e Daniele Seghetti, aprendo un complesso iter giudiziario volto a fare luce sulle dinamiche e le responsabilità individuali.

L’impianto accusatorio, fondato sulla ricostruzione degli eventi e sull’analisi delle prove raccolte, configura l’episodio come rissa aggravata, un reato che affibbia alla collettività di partecipanti la responsabilità di un’aggressione che si è tragicamente conclusa con un decesso.
La richiesta di condanna nei confronti di Federico Di Stanislao, originario di Giulianova (Teramo), si attesta a 18 anni di reclusione, una pena quantificata tenendo conto degli effetti mitiganti previsti dal rito abbreviato, ma resa necessaria dalla gravità dell’esito: l’omicidio di Amir Benkharbouch.
L’accusa ipotizza che, in un contesto di confusione e violenza, Di Stanislao abbia involontariamente colpito l’amico con una lama, provocando un’emorragia interna fatale.

Al di là dell’accusa di omicidio colposo, Di Stanislao è anche imputato di tentato omicidio e lesioni gravi, in relazione alle ferite inflitte a Daniele Seghetti, a cui è stata necessaria l’asportazione della milza.
Raul Denis Rotaru, anch’egli proveniente da Giulianova, si trova ad affrontare una richiesta di 20 anni di reclusione.

Questa pena, significativamente elevata, riflette non solo la gravità delle accuse (colpo con arma e lesioni gravi), ma anche i suoi precedenti penali e il pendente procedimento a Teramo per tentato omicidio con machete, un elemento che incide sulla valutazione della pericolosità sociale dell’imputato.

Rotaru è accusato di aver utilizzato la stessa arma per ferire Seghetti, il quale è riuscito a evitare i colpi, e di aver provocato lesioni a Helmi Nessibi.
Un quadro più attenuato, con una richiesta di quattro anni di reclusione, è stato formulato nei confronti di Francesco Sorge, residente a San Benedetto.
Sorge è accusato di aver inferto lesioni gravi a Rotaru e Di Stanislao, utilizzando una catena di bicicletta come arma contundente.
Infine, l’avvocatura difensiva di Helmi Nessibi ha ottenuto dalla Procura la richiesta di assoluzione per il trentenne di Grottammare.

Questa richiesta, se accolta, segnerebbe un significativo alleggerimento della posizione di Nessibi, liberandolo dalle accuse e dai conseguenti oneri processuali.
L’intero scenario processuale si configura come un complesso puzzle di responsabilità, dinamiche individuali e circostanze attenuanti, dove la ricerca della verità e l’applicazione rigorosa della legge si intrecciano per far luce su una tragica vicenda che ha segnato profondamente la comunità.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap