La recente dissoluzione del Consiglio comunale di San Benedetto del Tronto, innescata da una profonda e prolungata instabilità politica, ha suscitato un coro di reazioni, tra cui un’analisi critica particolarmente incisiva da parte dell’onorevole Giorgio Fede, esponente del Movimento 5 Stelle.
L’intervento di Fede, veicolato attraverso i canali social, non si limita a stigmatizzare l’insediamento di un Commissario prefettizio, ma ne sottolinea la valenza simbolica come ammissione di fallimento di un modello di governance ormai compromesso.
L’affidamento della gestione comunale a un funzionario delegato, in sostituzione di organi eletti, rappresenta, a detta di Fede, una rottura netta con le prassi democratiche consolidate e una carenza di trasparenza processuale che nega alla cittadinanza la possibilità di comprendere appieno le ragioni della crisi.
L’epilogo della vicenda, consumatosi nell’ambito di una trattativa notarile, amplifica questo senso di opacità e solleva interrogativi sulla reale natura delle dinamiche che hanno portato al collasso del precedente assetto politico.
Sebbene episodi di interruzione del mandato sindacale abbiano caratterizzato le precedenti otto consiliature, la crisi attuale si distingue per la sua pervasività e la profondità delle sue radici.
L’instabilità cronica della maggioranza guidata da Antonio Spazzafumo, testimoniata dalla rotazione di cinque assessori e da un flusso continuo di consiglieri – etichettati come “ballerini” per la loro mutevole fedeltà – ha eroso la credibilità dell’amministrazione e paralizzato l’attuazione di strategie cruciali per lo sviluppo della città.
L’effimera adesione di Forza Italia, durata appena tre mesi, evidenzia ulteriormente la fragilità e la mancanza di coesione interna alla compagine politica.
L’interruzione della guida politica, protrattasi fino alle prossime elezioni, comporta il rischio di un vuoto decisionale in settori vitali per la comunità locale.
Temi di portata strategica, come la riqualificazione urbanistica, il miglioramento della viabilità, il rilancio dell’economia, la tutela dell’ambiente, la promozione della cultura, il potenziamento del turismo e la garanzia della sicurezza, rischiano di essere messi in stand-by, con conseguenze potenzialmente dannose per il tessuto sociale ed economico.
Questioni complesse e irrisolte, come il futuro del Ballarin, la gestione della cassa di colmata, la sicurezza dell’impianto di stoccaggio gas e la valorizzazione del Parco Marino, restano sospese in una condizione di incertezza.
Fede lancia un appello alla responsabilità collettiva, invitando i cittadini e le forze politiche a superare la fase di rassegnazione e a impegnarsi in un percorso di ricostruzione democratica.
È necessario creare una squadra coesa e competente, animata da un profondo senso di appartenenza e orientata al bene comune, capace di mettere da parte gli interessi particolari e di focalizzare l’attenzione sul futuro della città.
L’auspicio è che la crisi, pur dolorosa, possa rappresentare un’opportunità per avviare una nuova stagione politica improntata alla trasparenza, alla partecipazione e alla responsabilità.








