domenica 7 Settembre 2025
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Sanità Marchigiana: Cronica Sottodimensionamento e Polemiche

La polemica recente sulla sanità marchigiana, caricata di accuse reciproche tra i candidati alla presidenza regionale, cela una problematica strutturale profondamente radicata nel sottodimensionamento cronico delle risorse e nelle scelte gestionali errate degli ultimi anni.

Francesco Acquaroli, attuale presidente, respinge con fermezza l’accusa di scaricare le responsabilità sulla popolazione regionale, definendola una semplificazione tendenziosa che distrae dall’analisi delle vere cause del collasso del sistema sanitario.

Il problema, secondo Acquaroli, non risiede in una presunta inerzia o colpevolezza della comunità marchigiana, ma nell’inadeguato finanziamento protratto per un decennio, a partire dal 2012.
Questa deprivazione economica, aggravata da un apparato burocratico eccessivamente pesante, ha innescato un processo di desertificazione del territorio, con la chiusura di presidi sanitari e di strutture fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali.
Questo progressivo smantellamento ha inevitabilmente accentuato la pressione sul sistema di emergenza-urgenza, generando liste d’attesa sempre più lunghe e congestionando gli ospedali, che si ritrovano a gestire situazioni che avrebbero dovuto essere affrontate in contesti ambulatoriali o territoriali.
Acquaroli sottolinea che l’iniezione di risorse finanziarie, pur necessaria, non è di per sé sufficiente a risolvere il problema.

È imperativo che queste risorse siano allocate in maniera oculata, distribuite in modo equilibrato sul territorio e gestite con competenza e visione strategica.

Un’allocazione inefficiente o una gestione inadeguata rischiano di perpetuare l’inefficienza e di vanificare ogni sforzo volto al miglioramento del servizio.
L’emergere di fenomeni come il “gettonasti”, ovvero la pratica di ricorso a professionisti sanitari esterni a onorari elevati, è presentato come una diretta conseguenza della carenza di programmazione e di pianificazione strategica.

Questa lacuna ha lasciato spazio al mercato, consentendo a dinamiche privatistiche di compensare, in maniera parziale e costosa, la mancanza di personale sanitario stabile e di servizi territoriali adeguati.
Il presidente definisce il “gettonasti” come una manifestazione di un problema più ampio, la mancanza di una visione a lungo termine nella gestione delle risorse umane del sistema sanitario.

La discussione si apre, quindi, su un tema cruciale: il ruolo delle università private nella regione.

Il presidente suggerisce che l’assenza di programmazione ha favorito l’irruzione del mercato in ambiti che avrebbero dovuto essere gestiti con logiche di interesse pubblico.
Il nodo cruciale, a suo avviso, non è tanto la presenza delle università private, ma la loro capacità di operare in un contesto in cui la carenza di programmazione ha lasciato spazio a dinamiche privatistiche, spesso a scapito dell’interesse collettivo.

La responsabilità, in ultima analisi, ricade su chi non ha saputo prevedere e prevenire le criticità del sistema sanitario, lasciando che il mercato compensasse le lacune strutturali con soluzioni spesso inadeguate e costose.

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