domenica, 8 Giugno 2025
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Senigallia, vittoria civica: il Tar blocca l’antenna e tutela il paesaggio.

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La recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale delle Marche, che accoglie il ricorso presentato da un comitato civico, segna un punto di svolta nella delicata questione dell’installazione di infrastrutture di telecomunicazione e il rapporto tra progresso tecnologico, tutela ambientale e partecipazione democratica. Il caso, che coinvolge la pittoresca collina di Senigallia, incarna una problematica sempre più diffusa in contesti paesaggistici di pregio, dove la necessità di ampliare la copertura di rete si scontra con il diritto alla salvaguardia del territorio e alla partecipazione cittadina.L’episodio, maturato nell’estate 2024, ha visto la realizzazione, in via del Cavallo, uno dei punti panoramici più apprezzati della città marchigiana, di un’antenna per la telefonia mobile gestita da Tim e Infrastrutture Wireless Italiane. La struttura, alta circa 30 metri, è stata eretta senza una preventiva e adeguata informazione alla comunità locale, suscitando immediate e vivaci proteste da parte di residenti, associazioni ambientaliste e rappresentanti politici. La rapidità e la discrezione con cui l’opera è stata avviata hanno acuito il senso di ingiustizia e di violazione dei diritti di partecipazione democratica.Il Tar ha accolto il ricorso del comitato civico con una sentenza che non solo evidenzia l’illegittimità del procedimento autorizzativo, ma che solleva un interrogativo cruciale: la ponderazione degli impatti ambientali e la trasparenza procedurale devono essere pilastri imprescindibili in ogni decisione riguardante l’installazione di infrastrutture di telecomunicazione. La sentenza non si limita a constatare una violazione formale, ma sottolinea la necessità di una valutazione più ampia, che tenga conto non solo delle esigenze di connettività, ma anche del valore intrinseco del paesaggio, della sua importanza culturale e del suo impatto sulla qualità della vita delle comunità locali.L’autorizzazione, concessa dallo sportello per le attività produttive dell’Unione dei Comuni, è stata ritenuta viziata proprio per l’assenza di una preventiva valutazione di questi aspetti fondamentali. La decisione del Tar rappresenta un monito per le amministrazioni pubbliche, ricordando che l’implementazione di nuove tecnologie non può avvenire a scapito del diritto dei cittadini a essere informati, consultati e coinvolti nelle scelte che riguardano il proprio territorio.Il caso di Senigallia, come affermato dai legali del comitato, Roberto Paradisi e Mario Cavallaro, non è un caso isolato. Rappresenta un punto di rottura con un modello decisionale troppo spesso caratterizzato da una logica autoritaria e tecnocratica, che marginalizza le voci della cittadinanza e trascura le sensibilità ambientali. La celebrazione degli attivisti alla base del cosiddetto “palo della discordia” è un’espressione di speranza e di fiducia nella possibilità di un futuro in cui lo sviluppo tecnologico e la tutela del patrimonio naturale e culturale possano coesistere in armonia, nel rispetto dei principi fondamentali della democrazia partecipativa. La sentenza del Tar apre ora la strada a una riflessione più ampia sul ruolo delle infrastrutture digitali e sulla necessità di definire un quadro normativo più equo e trasparente, che garantisca la protezione dei diritti di tutti.

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