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Sequestro da un milione: colpita rete mafiosa nelle Marche

Nel cuore delle Marche, tra le colline che separano Ancona da Montegranaro e Porto Recanati, si è concretizzata un’operazione di prevenzione patrimoniale di notevole rilevanza, orchestrata dal Tribunale di Ancona su impulso della Direzione Distrettuale Antimafia.

Al centro dell’attenzione, un patrimonio immobiliare e finanziario stimato in circa un milione di euro, costituito da sei unità abitative e terreni, un lussuoso veicolo Porsche Cayenne, partecipazioni in diverse società e disponenze su conti correnti bancari situati sia in Italia che in Polonia.

L’azione, eseguita dal Gico (Gruppo Investigativo Criminalità Economica) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ha portato al sequestro beni considerati provento di attività illecite riconducibili a un soggetto pluripregiudicato di origine calabrese, residente da anni nelle Marche.
L’uomo, sfuggito all’esecuzione di una pena detentiva definitiva superiore ai vent’anni, comminata per associazione a delinquere e traffico di stupefacenti, è stato localizzato e arrestato in Slovenia, conclusosi di una lunga ricerca nazionale.

Le condanne pregresse del destinatario della misura di prevenzione, che spaziano tra numerosi reati, culminano in una sentenza definitiva che riconosce la natura mafiosa di un’associazione criminale operante nelle Marche.

Questa organizzazione era dedita a estorsioni, delitti con violenza e, più in generale, a comportamenti gravami che danneggiano la legalità e il tessuto socio-economico locale, configurando un chiaro esempio di infiltrazione mafiosa nel territorio.
L’applicazione dell’art.
416 bis del codice penale, che disciplina il reato di associazione di tipo mafioso, sottolinea la gravità dei fatti e la pericolosità del soggetto coinvolto.
Il sequestro preventivo, formalmente disposto a carico del nucleo familiare del presunto responsabile, è stato motivato da una evidente sproporzione tra le dichiarazioni di reddito e l’entità del patrimonio accumulato.

Questa discrasanza solleva forti sospetti sulla provenienza illecita dei fondi impiegati negli investimenti immobiliari e finanziari.
La misura cautelare è stata emessa in una fase preliminare, in via d’urgenza, al fine di tutelare il patrimonio della collettività e impedire la dispersione di eventuali proventi illeciti.

Prevede ora l’instaurazione di un contraddittorio pieno dinanzi al Tribunale di Ancona, nel corso del quale saranno esaminate nel dettaglio le prove e i presupposti giustificativi del provvedimento, al fine di valutare l’opportunità di una successiva confisca definitiva dei beni.

L’obiettivo primario è di restituire alla collettività il valore di ciò che è stato sottratto con l’attività criminale, rafforzando la lotta alla criminalità organizzata e promuovendo un ambiente economico più equo e trasparente.

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