lunedì 15 Settembre 2025
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Smartphone a scuola: Ancona sperimenta un approccio flessibile

L’avvio della nuova disciplina ministeriale sull’uso dei dispositivi mobili nelle scuole superiori ha generato un interessante esperimento al Vanvitelli-Stracca-Angelini di Ancona, un istituto tecnico che, pur accogliendo le linee guida del ministro Valditara, ha scelto un approccio pragmatico e flessibile.

L’implementazione non si è tradotta in un rigido controllo, ma in una riorganizzazione degli spazi e in un invito alla responsabilizzazione degli studenti.
Per facilitare il rispetto del divieto, l’istituto ha predisposto in ogni aula degli organizer, contenitori dotati di scomparti numerati, destinati alla custodia temporanea degli smartphone.
Tuttavia, il preside Francesco Savore ha sottolineato che l’utilizzo di questi contenitori non è obbligatorio: l’essenziale è che i dispositivi non siano utilizzati durante le lezioni.

Questa scelta riflette una volontà di evitare un clima di sospetto e di favorire un rapporto di fiducia con gli studenti.
L’introduzione della normativa ha provocato reazioni diverse tra gli alunni.
Se alcuni, come Stefano, accolgono positivamente il divieto in aula, considerandolo un incentivo alla socializzazione e all’interazione diretta, altri, come Rigels, lamentano la limitazione anche durante gli intervalli, un momento di condivisione e coordinamento con gli amici.
Nicole, della stessa classe, evidenzia come l’impossibilità di utilizzare i telefoni durante la ricreazione renda più difficile organizzare incontri al di fuori dell’istituto.
L’esperienza iniziale ha rivelato una certa resistenza al cambiamento, con un utilizzo limitato degli organizer predisposti.
Questa situazione suggerisce che la mera introduzione di un regolamento, pur necessario, non è sufficiente a garantire il rispetto delle regole.
È fondamentale promuovere una cultura della responsabilità e della consapevolezza, in cui gli studenti comprendano i benefici di una didattica più coinvolgente e di un rapporto più autentico con i compagni.
La scuola, in questo contesto, si pone come mediatrice, bilanciando l’esigenza di garantire un ambiente di apprendimento sereno con il diritto degli studenti a mantenere un contatto con il mondo esterno.
La violazione del divieto comporta una nota disciplinare, con la prospettiva di conseguenze più serie, fino alla possibilità di essere penalizzati con un voto inferiore in pagella.
L’istituto, dunque, intende perseguire un approccio educativo che non si limiti alla punizione, ma che stimoli una riflessione critica sull’uso della tecnologia e sul suo impatto sulla vita scolastica e personale.
La sfida, ora, è trasformare questa fase di rodaggio in un’opportunità di crescita educativa per l’intera comunità scolastica.

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