L’inchiesta della Procura di Milano su Tod’s spa si infittisce, trascendendo la mera responsabilità omissiva e configurando ipotesi di condotta dolosa nei confronti di tre dirigenti aziendali, ora sotto indagine per presunto caporalato.
Parallelamente, la società stessa è stata inserita nel registro degli indagati ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, un provvedimento che implica una verifica approfondita del sistema di controllo interno e della sua efficacia nel prevenire illeciti.
L’indagine, che aveva già portato alla richiesta di amministrazione giudiziaria per l’azienda – sospesa in attesa di ulteriori accertamenti – si concentra sulle dinamiche legate alla catena di subappalti che alimenta la produzione in opifici cinesi.
Il pubblico ministero Paolo Storari, in una recente richiesta di provvedimento interdittivo al Giudice per le Indagini Preliminari Domenico Santoro, ha evidenziato come l’attenzione aziendale non si sia limitata a una superficiale gestione delle segnalazioni di irregolarità, ma abbia invece mostrato una potenziale volontà di ignorare o minimizzare elementi che indicavano gravi violazioni dei diritti dei lavoratori.
La richiesta di interdittiva, che prevederebbe la sospensione per sei mesi della possibilità per Tod’s di promuovere i propri prodotti, riflette la gravità delle accuse.
Le indagini condotte dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri hanno portato alla luce un quadro allarmante: i manager indagati, a quanto pare, avrebbero sistematicamente ignorato i risultati di ispezioni e audit condotti in sei opifici dislocati tra le province di Milano, Pavia, Macerata e Fermo.
Questi rapporti, documentati nel fascicolo d’indagine, dettagliate condizioni di lavoro inaccettabili, che comprendono orari di lavoro eccessivi e non retribuiti, retribuzioni al di sotto delle normative locali, assenza di adeguate misure di sicurezza e condizioni alloggiative che si qualificano come degradanti.
La situazione solleva interrogativi profondi sulla governance di Tod’s e sulla sua capacità di garantire il rispetto dei diritti umani e del diritto del lavoro lungo tutta la filiera produttiva.
L’indagine, oltre a poter comportare sanzioni pecuniarie significative e provvedimenti interdittivi, mette in luce la crescente pressione a carico delle aziende globali per assicurare una supply chain trasparente e sostenibile, in linea con i principi di responsabilità sociale d’impresa.
L’esito del procedimento giudiziario sarà cruciale per definire le responsabilità dei dirigenti coinvolti e per valutare l’efficacia dei sistemi di controllo interno di Tod’s, in un contesto in cui la tutela dei diritti dei lavoratori rappresenta una priorità imprescindibile per l’intera industria della moda.







