giovedì, 17 Luglio 2025
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Tragedia a San Benedetto: Processo immediato per la morte di Amir

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La comunità di San Benedetto del Tronto è scossa da un tragico evento che ha portato alla morte di Amir Benkharbouch, un giovane di 21 anni, e che ora vede cinque individui sotto accusa per un processo con giudizio immediato, fissato per il 18 settembre dinanzi alla Corte d’Assise di Macerata. La vicenda, che ha radici in una violenta rissa scatenatasi all’alba del 16 marzo 2025 sul lungomare, di fronte alla discoteca Kontiki, solleva interrogativi profondi sulla dinamica degli scontri, sulle responsabilità individuali e sulle implicazioni sociali della violenza giovanile.Il procuratore della Repubblica Umberto Monti, ritenendo la gravità dei fatti e la necessità di una rapida giustizia, ha richiesto il rito immediato, una scelta accolta dal giudice per le udienze preliminari Angela Miccoli. Il processo si preannuncia complesso, con un quadro accusatorio che coinvolge Federico Di Stanislao, Denis Raul Rotaru, Helmi Nessibi, Daniele Seghetti e Francesco Sorge, ognuno con un ruolo e un’imputazione specifica.Federico Di Stanislao, il più giovane del gruppo, 21 anni, è accusato dell’omicidio non intenzionale dell’amico Amir Benkharbouch, un atto che ha avuto conseguenze fatali. Il giovane è inoltre imputato di tentato omicidio e lesioni gravi nei confronti di Daniele Seghetti, che ha subito un intervento chirurgico per l’asportazione della milza. Questa imputazione solleva interrogativi sulla possibile escalation della violenza e sulla perdita di controllo durante lo scontro.Denis Raul Rotaru, 23 anni, dovrà rispondere di tentato omicidio per aver tentato di colpire Seghetti con un’arma da taglio, un machete, e di lesioni gravi a Helmi Nessibi. L’utilizzo di un’arma di tale genere, un oggetto potenzialmente letale, aggrava significativamente la sua posizione processuale e riflette una pericolosa escalation della violenza.Francesco Sorge, 31 anni, residente a San Benedetto, è accusato di lesioni gravi ai danni di Di Stanislao e Rotaru, utilizzando una catena da bicicletta come arma contundente. Questa azione, seppur meno letale rispetto all’utilizzo di coltelli e machete, contribuisce al quadro generale di violenza e aggressione.Helmi Nessibi e Daniele Seghetti, entrambi coinvolti nella rissa, sono accusati di partecipazione al fatto, un’imputazione che ne sottolinea il ruolo, seppur non primario, nello sviluppo degli eventi tragici.Il processo si avvarà di prove circostanziali di notevole importanza: le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, potenzialmente in grado di ricostruire la dinamica degli scontri, e le testimonianze raccolte dai carabinieri, che forniranno elementi per chiarire le responsabilità individuali e le motivazioni alla base della rissa.La tragica vicenda ha suscitato profondo dolore e preoccupazione nella comunità locale, che ora attende con ansia il processo, sperando in una piena chiarificazione dei fatti e in una giustizia equa per Amir Benkharbouch e per tutte le persone coinvolte. I genitori della vittima, Daniele Seghetti e lo stesso Federico Di Stanislao si sono costituiti parte civile, cercando di ottenere risarcimenti per i danni subiti. Il caso rappresenta non solo una tragedia personale per le famiglie coinvolte, ma anche un monito per l’intera società sulla necessità di prevenire e contrastare la violenza giovanile.

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