Tre anni sono trascorsi da quel 15 settembre 2022, una data impressa a fuoco nella memoria delle Marche e nel cuore di chiunque abbia seguito, con sgomento, la furia inarrestabile dell’alluvione.
Non si tratta semplicemente di un anniversario, ma di un monito, una riflessione amara sulle fragilità del nostro rapporto con la natura e sulle responsabilità che ne derivano.
La Valle del Misa, il bacino del Nevola, il Catria e le comunità circostanti hanno visto il loro tessuto sociale, economico e ambientale lacerato da una forza devastante, lasciando dietro di sé tredici vite spezzate e un paesaggio profondamente mutato.
L’evento non può essere ridotto a una mera catastrofe naturale.
È l’esito di una complessa interazione tra fattori meteorologici estremi, una morfologia del territorio particolarmente vulnerabile e, non ultimo, scelte antropiche che, nel tempo, hanno contribuito ad aumentare la suscettibilità del territorio alle inondazioni.
L’urbanizzazione selvaggia, l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali che favorivano la ritenzione idrica, la cementificazione delle aree di deflusione naturale: tutto ciò ha esacerbato gli effetti della pioggia torrenziale, trasformando un evento meteorologico in una vera e propria tragedia.
Il dolore delle famiglie che hanno perso i propri cari è una ferita che nessuna parola può lenire.
È un dolore che ci interpella sulla precarietà dell’esistenza e sulla necessità di coltivare la solidarietà e la compassione.
Ma l’anniversario del 15 settembre 2022 non deve limitarsi alla commemorazione.
Deve spingerci a una profonda riflessione sulle cause della tragedia e sulle misure da adottare per prevenire il ripetersi di eventi simili.
È fondamentale investire nella prevenzione, con interventi mirati alla riqualificazione del territorio, al ripristino delle aree golenali, alla manutenzione dei corsi d’acqua e alla promozione di pratiche agricole sostenibili.
È altrettanto importante rafforzare i sistemi di allerta precoce e migliorare la capacità di risposta alle emergenze, garantendo una maggiore sicurezza per le comunità a rischio.
La memoria delle vittime deve trasformarsi in azione concreta, in un impegno corale per la ricostruzione non solo fisica, ma anche sociale e ambientale del territorio marchigiano.
Dobbiamo imparare a convivere con la natura, rispettandone i ritmi e preservandone la sua capacità di resilienza.
Solo così potremo onorare la memoria di coloro che non ci sono più e costruire un futuro più sicuro e sostenibile per le generazioni a venire.
Il 15 settembre 2022 non deve essere solo una data da ricordare, ma un punto di partenza per un cambiamento profondo e duraturo.