lunedì 15 Settembre 2025
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Valle del Misa: Tre anni dopo, dove sono i risultati?

A tre anni dall’impatto devastante di un evento meteorologico estremo, che ha segnato profondamente il territorio marchigiano e, in particolare, la valle del Misa e Nevola, emergono interrogativi urgenti sulla reale efficacia degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico implementati.
La ricorrenza non è solo un momento di memoria per le tredici vittime e per i danni ingenti subiti, ma anche una richiesta di trasparenza e di una valutazione critica delle scelte progettuali e gestionali che hanno caratterizzato la risposta all’emergenza.
L’amara constatazione è che le operazioni di “pulizia” dei corsi d’acqua, finora presentate come interventi primari, si rivelano inadeguate e necessitano di un rifinanziamento significativo, stimato in ulteriori 13 milioni di euro, a cui si sommano i 15-20 milioni già impiegati.

Questa necessità di ulteriori risorse solleva un dubbio profondo: l’assenza di una visione organica e integrata ha compromesso l’efficacia degli interventi, riducendoli a palliativi privi di un impatto duraturo sulla sicurezza del territorio?L’urgenza di garantire la protezione della città, promessa a parole, si scontra con una realtà fatta di interventi frammentari e di una spesa pubblica apparentemente illimitata ma orientata in direzioni improduttive.

La domanda posta dal Partito Democratico di Senigallia è semplice ma cruciale: dove sono i risultati concreti dell’azione del Commissario Acquaroli e del suo Vice Babini?La sicurezza idrogeologica non si conquista con la rimozione di detriti o con interventi mirati su tratti specifici dei fiumi.
Richiede una strategia complessiva che consideri la morfologia del territorio, l’urbanizzazione diffusa, la gestione del bacino idrografico, la manutenzione delle infrastrutture esistenti e la pianificazione dell’uso del suolo.
In altre parole, è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga ingegneri, geologi, agronomi, urbanisti e, soprattutto, la popolazione locale.
Il rischio attuale non è solo quello di una nuova alluvione, ma anche quello di una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni e di un deterioramento della qualità della vita nelle aree più vulnerabili.

Il ricordo delle vittime e la consapevolezza dei danni subiti devono tradursi in un impegno concreto per la realizzazione di interventi strutturali, per l’adozione di misure preventive e per la promozione di una cultura della resilienza, che permetta alla comunità di affrontare con maggiore serenità le sfide del futuro.
È imperativo abbandonare approcci emergenziali e adottare una visione strategica, fondata su dati scientifici, sulla partecipazione pubblica e sulla collaborazione tra tutti gli attori coinvolti.

Solo così sarà possibile trasformare la memoria di una tragedia in un’opportunità per costruire un futuro più sicuro e sostenibile.

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