Un dramma di violenza domestica, protrattosi per anni e segnato da abusi sessuali reiterati, ha trovato una conclusione, seppur tardiva, grazie alla tenace azione della giustizia e delle forze dell’ordine.
Un uomo di origine tunisina, residente nell’anconetano, è stato arrestato e estradato in Italia per espiare una pena di sette anni di reclusione, dopo essersi sottratto alla giustizia per un periodo considerevole.
Le accuse contestate includono gravi abusi sessuali perpetrati ai danni della moglie, unitti a un quadro di maltrattamenti che ha anche coinvolto la figlia minore, esposta a scene di violenza con conseguenze psicologiche potenzialmente devastanti.
L’inchiesta, avviata nel 2018 a seguito della denuncia dell’ex moglie, si è rivelata un caso emblematico della complessità di perseguire i responsabili di violenza domestica, soprattutto quando questi ricorrono alla fuga per eludere la legge.
La scomparsa dell’uomo dal circuito delle indagini aveva reso necessario un’attività di ricerca internazionale, che ha visto la collaborazione tra la Procura di Ancona, la Squadra Mobile dorica e le autorità francesi.
Il progetto “Wanted”, dedicato alla localizzazione e all’arresto di latitanti di rilievo, si è rivelato determinante per il successo delle indagini.
Grazie a una sinergia operativa tra il Servizio Centrale Operativo della Polizia, la Squadra Mobile di Ancona e la polizia francese, l’uomo è stato rintracciato in una località situata a sud di Parigi.
L’individuazione è stata resa possibile anche attraverso un’analisi digitale accuratissima, che ha permesso agli investigatori di ricostruire i movimenti e i contatti del ricercato, svelandone i nuovi luoghi di residenza.
La collaborazione internazionale, formalizzata attraverso un provvedimento che estende le ricerche a livello transfrontaliero, si è rivelata cruciale per la produzione di elementi probatori inconfutabili.
Il mandato d’arresto europeo, emesso dalla Procura di Ancona, ha dato il via all’azione di arresto da parte delle autorità francesi.
L’estradizione, avvenuta il 28 novembre, ha segnato il ritorno in Italia del latitante, scortato fino all’aeroporto di Roma Fiumicino e successivamente tradotto presso il Carcere di Viterbo, dove dovrà scontare la pena inflittagli dalla giustizia.
Questo caso solleva interrogativi profondi sulla necessità di rafforzare le misure di protezione per le vittime di violenza domestica, non solo in termini di sicurezza fisica, ma anche di supporto psicologico e legale.
Inoltre, sottolinea l’importanza di una cooperazione internazionale efficiente e tempestiva per contrastare la fuga dei responsabili di reati gravi, garantendo che la giustizia sia effettivamente applicata, anche al di là dei confini nazionali.
La vicenda evidenzia, infine, come l’utilizzo di tecnologie investigative avanzate, abbinato a una ricerca meticolosa e a una solida collaborazione tra le forze dell’ordine, possa essere determinante per rintracciare e assicurare alla giustizia individui che cercano di sottrarsi alle proprie responsabilità.







