Venticinque Comuni italiani, un mosaico di identità regionali che si estende da Anagni, cuore del Lazio, alle coste rocciose di Vieste, abbracciando tappe significative come Ancora, Benevento e Catania, hanno ufficialmente espresso il loro fervore nel contendersi il prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura per il 2028.
Questa risposta all’avviso del Ministero della Cultura rivela una dinamica profonda: non solo un interesse, ma un’aspettativa diffusa, un desiderio tangibile di elevare la cultura a pilastro fondamentale per la crescita e il risanamento del Paese.
Il Ministero, con un commento che sottolinea la vitalità dei territori, evidenzia come la candidatura a Capitale Italiana della Cultura non sia un mero riconoscimento simbolico, bensì un’opportunità concreta per un investimento strategico.
Si tratta di un impegno a valorizzare il patrimonio culturale, inteso non solo come beni artistici e monumenti, ma anche come saperi, tradizioni, identità locali e creatività contemporanea.
La diversità delle candidature – un panorama che spazia dalle città d’arte, custodi di secoli di storia, alle aree interne, spesso marginalizzate e bisognose di ripresa, dai borghi medievali alle aggregazioni di Comuni che guardano al futuro con progetti comuni – testimonia una visione ampia e inclusiva.
Questa eterogeneità geografica e culturale riflette una consapevolezza crescente: la cultura non è un privilegio delle grandi città, ma un diritto di ogni comunità, un motore di sviluppo locale e di coesione sociale.
Il percorso che si apre ora non è una semplice competizione, ma un processo di riflessione e di progettazione.
I Comuni candidati dovranno elaborare progetti innovativi che dimostrino la capacità di utilizzare la cultura per affrontare le sfide del territorio: la rigenerazione urbana, la creazione di opportunità di lavoro, il rafforzamento del turismo sostenibile, la promozione dell’inclusione sociale e l’educazione alla cittadinanza.
Il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2028 rappresenta, quindi, un’occasione unica per ripensare il ruolo della cultura nella società contemporanea, per costruire un futuro più equo, sostenibile e ricco di significato per tutti.
L’avvio formale del processo segna una tappa cruciale per la definizione di un nuovo paradigma culturale nazionale.