La produzione messinese, frutto della collaborazione tra l’Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz e la Fondazione Pergolesi Spontini, porta in scena una *Bohème* di Puccini che si distacca dalle interpretazioni tradizionali.
La regia di Paul-Emile Fourny, presentata ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi, si propone come un affresco vibrante e audace, radicato in una trasposizione temporale inusuale, spostando l’azione dal 1830 alla spensierata Belle Époque, e lasciandosi ispirare dall’estetica sfarzosa e dalla narrazione cinematografica di *Moulin Rouge* di Baz Luhrmann.Questa scelta registica non è un mero artificio stilistico, ma un tentativo di illuminare aspetti cruciali dell’opera.
La trasposizione in un’epoca di apparente prosperità e divertimento accentua il contrasto lacerante tra l’illusione di una giovinezza eterna e la cruda presa di realtà che la sgretola.
L’ambiente parigino, reinterpretato con un’opulenza che ricorda le feste e i salotti dell’inizio Novecento, crea un’atmosfera densa di promesse non mantenute, di sogni infranti.
Si percepisce, quasi tangibile, la fragilità di quel periodo storico, preludio a un’era di sconvolgimenti bellici che avrebbero cancellato quella patina di leggerezza.
L’impianto scenico, profondamente debitore della settima arte, non è un elemento marginale, bensì un elemento costitutivo dell’esperienza teatrale.
L’uso di luci, proiezioni e coreografie dinamiche contribuisce a creare un’immersione totale nello spettacolo, amplificando l’intensità emotiva delle scene.
Nonostante le impreviste assenze di Matteo Roma (Rodolfo) e Giacomo Medici (Schaunard), che avrebbero potuto compromettere l’equilibrio dell’esecuzione, il cast ha saputo superare le difficoltà grazie a una notevole coesione e professionalità, restituendo al pubblico una rappresentazione coinvolgente e appassionante.
La *Bohème* di Fourny non è una semplice rivisitazione, ma una riflessione sulla precarietà dell’esistenza, sull’importanza dell’amicizia e sulla forza dell’arte come strumento di resistenza contro le avversità del destino.
L’opera, in questa nuova interpretazione, emerge come un monito sulla caducità delle illusioni e sulla necessità di affrontare la realtà con coraggio e dignità.
Il risultato è uno spettacolo che, pur nella sua audacia, rimane fedele allo spirito dell’opera di Puccini, esaltandone la potenza emotiva e la capacità di commuovere il pubblico di ogni epoca.







