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martedì 11 Novembre 2025

Allarme Marche: +80% Infortuni Mortali, Criticità Sistemiche

Un allarmante incremento degli infortuni mortali sul lavoro ha colpito le Marche nei primi otto mesi del 2025, segnando un balzo del 80% rispetto all’anno precedente, secondo un’analisi Ires Cgil Marche.

Questo dato, che evidenzia una criticità sistemica, si traduce in diciotto decessi, un numero inaccettabile che rivela una profonda erosione della cultura della sicurezza all’interno del tessuto produttivo regionale.
Il quadro demografico degli infortuni mortali rivela una distribuzione disomogenea: gli uomini italiani costituiscono la maggioranza delle vittime, con un aumento da dieci a quindici decessi, mentre si registra, con ancora maggiore preoccupazione, l’emergere di tre decessi femminili, un dato zero nel 2024 che sottolinea una vulnerabilità crescente anche all’interno della forza lavoro femminile.
Le province di Ascoli Piceno e Pesaro-Urbino appaiono particolarmente colpite, suggerendo la necessità di un’indagine mirata sulle specifiche dinamiche del rischio presenti in questi territori.
Parallelamente all’aumento degli infortuni mortali, è cruciale sottolineare che il numero complessivo di infortuni sul lavoro rimane elevato, con una penalizzazione significativa delle lavoratrici e delle fasce di età tra i 25 e i 29 anni e tra i 60 e i 69 anni.

Questa persistenza indica che, purtroppo, i luoghi di lavoro continuano a presentare rischi strutturali che richiedono interventi urgenti e mirati.
Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche, sottolinea con forza che dietro ogni numero c’è una storia di dolore e perdita irreparabile per le famiglie, lasciate sole a fronteggiare un lutto profondo.
La sua richiesta alla Regione non è solo di intervento, ma di un vero e proprio cambio di paradigma, una rivoluzione culturale che ponga la tutela della vita e della salute dei lavoratori al centro delle priorità aziendali.

L’imperativo è smettere di inseguire il profitto a scapito del benessere umano.

Per Longhin, la risposta deve essere articolata su diversi fronti.
Innanzitutto, è indispensabile incrementare gli investimenti in prevenzione e sicurezza, portandoli almeno al 5% del budget regionale, in linea con gli standard previsti dal Piano Nazionale della Sicurezza.
Questa spesa non è un costo, ma un investimento nella salute del capitale umano e nella sostenibilità del sistema produttivo.

È altrettanto cruciale rafforzare i servizi di prevenzione, che versano in una condizione di sofferenza cronica, migliorandone la qualità e l’efficacia.
Un elemento chiave per migliorare la situazione è un coordinamento più efficiente tra Ispettorato del Lavoro e Aziende Sanitarie Territoriali (AST), per garantire verifiche più rigorose e mirate.

Il Comitato Regionale di Coordinamento e Prevenzione deve acquisire un ruolo più proattivo nella programmazione e nell’elaborazione di strategie di prevenzione, coinvolgendo attivamente l’INAIL.

Infine, è fondamentale destinare in modo strategico le risorse recuperate attraverso le sanzioni per violazioni delle normative sulla salute e sicurezza, creando un circolo virtuoso di prevenzione e miglioramento continuo.
La sicurezza sul lavoro non è solo una questione di rispetto delle leggi, ma un imperativo etico e un pilastro fondamentale per una società giusta e sostenibile.

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