martedì 7 Ottobre 2025
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Conerobus: Piano Quinquennale, Preoccupazioni e Tagli al Personale

La presentazione del piano quinquennale 2025-2030 di Conerobus ha sollevato un’ondata di profonda preoccupazione tra le rappresentanze sindacali e le organizzazioni dei lavoratori, innescando un acceso dibattito sulle implicazioni sociali ed economiche delineate.

Lungi dall’essere un mero esercizio di riequilibrio contabile, il piano, a detta delle parti sociali, manifesta il rischio di un trasferimento iniquo degli oneri di risanamento a carico dei dipendenti e della collettività, privo di una visione strategica robusta per un effettivo rilancio del settore.

L’obiettivo esplicitato da Conerobus trascende il raggiungimento del pareggio di bilancio, mirando alla generazione di utili consistenti, cruciali per l’estinzione dei debiti accumulati e per consolidare la stabilità finanziaria dell’azienda.

Le proiezioni economiche indicano un 2025 ancora in perdita, seguito da un 2026 con l’auspicabile raggiungimento del punto di pareggio.
A partire dal 2027, l’azienda prevede di generare avanzi significativi, destinati prioritariamente alla copertura delle passività preesistenti, un obiettivo che, a detta dei sindacati, non può giustificare sacrifici eccessivi a carico dei lavoratori.
La strategia delineata prevede un incremento dei ricavi derivanti dalla vendita di titoli di viaggio, un obiettivo che si prefigura di raggiungere attraverso un adeguamento tariffario e una revisione, potenzialmente riduttiva, dell’offerta di servizi di trasporto pubblico.

Questa “razionalizzazione”, come viene definita da Conerobus, destano particolare apprensione, in quanto rischiano di compromettere l’accessibilità al servizio e di penalizzare le fasce più vulnerabili della popolazione.

Il fulcro della contestazione sindacale verte sul contenimento dei costi relativi al personale.
La decisione di bloccare il ricambio generazionale, interrompendo le 54 uscite previste (pensioni e altre cessazioni), su una forza lavoro di 416 dipendenti a tempo pieno, è percepita come un attacco diretto al diritto al lavoro e alla dignità dei lavoratori.

Questo provvedimento, oltre a generare un aumento del carico di lavoro per i dipendenti rimanenti, rischia di compromettere la qualità del servizio offerto alla cittadinanza, attraverso l’aumento dei turni gravosi e la riduzione delle risorse umane dedicate all’assistenza e alla manutenzione.

L’azienda, conscia delle ripercussioni occupazionali potenzialmente negative, sta esplorando la possibilità di avvalersi del Fondo di Solidarietà Bilaterale, un meccanismo di ammortizzazione sociale che potrebbe mitigare, in parte, gli impatti negativi sul personale.

Tuttavia, le organizzazioni sindacali hanno ribadito con forza che la sostenibilità di qualsiasi piano di risanamento è intrinsecamente legata a un intervento strutturale e concertato sul finanziamento del trasporto pubblico a livello nazionale e regionale.

Senza un’adeguata iniezione di risorse e una corretta ripartizione dei fondi, il piano di Conerobus rischia di configurarsi come una soluzione palliativa, destinata a generare ulteriori squilibri e insostenibilità nel lungo periodo, perpetuando un circolo vizioso di tagli e penalizzazioni a carico dei lavoratori e dei cittadini.

La necessità di un ripensamento profondo del sistema di finanziamento del trasporto pubblico, che tenga conto del suo ruolo cruciale nell’economia sociale e territoriale, appare quindi più impellente che mai.

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