L’approvazione delle linee guida del piano quinquennale 2025-2030 di Conerobus ha innescato una forte reazione da parte delle rappresentanze sindacali (Rsu Filt Cigl, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal, Ugl Fna, Usb Lp) che denunciano un piano di risanamento industriale giudicato insufficiente e pesantemente gravoso sui lavoratori.
L’azienda, durante il secondo incontro con le parti sociali, ha ufficializzato un piano incentrato sulla contrazione dei costi, con un focus specifico sulla riduzione del personale, culminando nella previsione di un esubero di trenta unità.
La situazione presentata si configura come un quadro ben più critico rispetto alle previsioni iniziali.
L’azienda, per mitigare l’impatto immediato, ha prospettato l’utilizzo del Fondo di Solidarietà Bilaterale, implicando una riduzione dell’orario di lavoro per un nucleo di sessantasei dipendenti, con conseguente diminuzione delle retribuzioni.
Tuttavia, l’opacità sui criteri di selezione dei lavoratori coinvolti e sulla quantificazione della riduzione oraria per ciascuno, alimenta ulteriori preoccupazioni e smorza ogni possibile mitigazione percepita.
Il piano di risanamento include anche una strategia volta ad incrementare le entrate derivanti dai titoli di viaggio, attraverso un aumento delle tariffe e una riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico locale.
Elemento altrettanto impattante è il blocco del ricambio generazionale, sospendendo le cinquantaquattro uscite previste a regime, dovute a pensionamenti e dimissioni.
Queste misure, congiuntamente, rischiano di generare una maggiore intensità del lavoro, una diminuzione della frequenza delle corse e, in ultima analisi, un peggioramento della qualità del servizio offerto alla collettività.
Le organizzazioni sindacali ribadiscono con forza la loro profonda preoccupazione per le implicazioni sociali ed occupazionali che deriveranno dall’applicazione del piano.
L’approccio adottato è percepito come una soluzione palliativa, incapace di affrontare le cause profonde della crisi aziendale, che affonda le sue radici in problematiche strutturali di sistema.
Le rappresentanze dei lavoratori sottolineano con fermezza che il percorso di risanamento di Conerobus non può essere scaricato sulle spalle dei dipendenti, attraverso la riduzione dei loro diritti e della loro capacità contributiva.
Un intervento limitato alla riduzione dell’orario e degli stipendi di trenta persone non costituisce una soluzione duratura, ma piuttosto un tentativo disperato di mascherare un problema più ampio.
In questa direzione, i sindacati rivolgono un appello pressante alla Regione Marche e al Comune di Ancona, esortandoli ad assumersi un impegno formale e concreto per sostenere il trasporto pubblico locale.
Questo supporto deve concretizzarsi in contributi finanziari strutturali e continuativi, calibrati sui costi reali e sull’andamento inflazionistico.
In particolare, le organizzazioni sindacali individuano diverse aree di intervento prioritario: una revisione urgente della ripartizione del Fondo Nazionale Trasporti, che penalizza ingiustamente la Regione Marche; un aggiornamento dei contratti di servizio, attualmente obsoleti e non allineati ai costi reali di carburante, manutenzione e ricambi; e, infine, la garanzia di erogazioni regolari e corrispettivi adeguati, per evitare che i lavoratori e i cittadini siano chiamati a pagare il prezzo di un risanamento aziendale gestito in modo inadeguato.
Senza un intervento strutturale e finanziamenti stabili, qualsiasi piano di risanamento si rivelerà un esercizio sterile, destinato a generare solo soluzioni temporanee, insostenibili e profondamente inique.