L’incertezza che avvolge le negoziazioni commerciali e le possibili ripercussioni dei dazi rappresenta un elemento di profonda inquietudine per l’economia italiana, in particolare per realtà industriali di piccole e medie dimensioni fortemente dipendenti dall’export verso il mercato statunitense.
L’affermazione del numero uno di Tod’s, Diego Della Valle, a margine della celebrazione del Corriere Adriatico, coglie nel segno l’angoscia diffusa e l’assenza di chiarezza prospettica.
La potenziale introduzione di dazi, o la loro escalation, non solo mina la stabilità dei flussi commerciali, ma incide direttamente sulla capacità produttiva e sull’occupazione.
Si tratta di un danno indiretto, un’imposizione ingiustificata che penalizza il consumatore americano, costretto a sobbarcarsi un costo aggiuntivo per prodotti che, altrimenti, potrebbero essere accessibili a prezzi più competitivi.
L’unicità del modello produttivo italiano, basato sulla tradizione artigianale e sulla cura del dettaglio – l’eccellenza “handmade” che contraddistingue marchi come Tod’s – costituisce un elemento distintivo che difficilmente trova eco nel panorama industriale statunitense.
Imporre dazi su prodotti di questo tipo significa, in sostanza, ostacolare la diffusione di un patrimonio culturale e manifatturiero che rappresenta un valore aggiunto per l’intera economia globale.
Le conseguenze dirette, come ammette Della Valle, si tradurrebbero inevitabilmente in una riduzione dei volumi di vendita, una contrazione della produzione e, di riflesso, una diminuzione delle opportunità lavorative.
L’impatto, lungi dall’essere marginale, si preannuncia significativo, con potenziali ripercussioni su intere filiere e sulla stabilità socio-economica dei territori coinvolti.
La speranza, espresso con un velato ottimismo, è che si possa trovare una soluzione pragmatica e ragionevole, che eviti l’escalation di misure protezionistiche e favorisca un dialogo costruttivo e orientato alla crescita reciproca.
In definitiva, la questione dei dazi non è solo una disputa commerciale, ma una sfida che mette alla prova la capacità di comprendere e valorizzare la diversità economica e culturale a livello globale.