sabato 26 Luglio 2025
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Dazi USA: ombre sull’export italiano e futuro del lavoro.

L’incertezza generata dalle nuove misure tariffarie statunitensi, aggravate dalla recente flessione del dollaro, solleva ombre significative non solo sulle esportazioni italiane, ma anche sulla resilienza del tessuto imprenditoriale nazionale e sulla stabilità occupazionale.

Questa preoccupazione, espressa dal presidente della Cna di Pesaro e Urbino, Michele Matteucci, risuona con particolare forza nelle aree produttive come la sua provincia, tradizionalmente orientate all’export.

È importante contestualizzare l’attuale scenario.

Inizialmente, le intenzioni di Washington apparivano ancora più drastiche, con proposte di dazi che raggiungevano il 50%.

Il percorso di negoziazione intrapreso suggerisce un certo grado di concessioni, ma l’obiettivo ultimo e imprescindibile deve rimanere l’azzeramento dei dazi e la creazione di un’area di libero scambio transatlantica.

L’Unione Europea, in questa delicata fase, deve affermare con forza la propria rilevanza economica.
Il suo Prodotto Interno Lordo, pari al 22% del totale a livello globale, rappresenta un peso significativo che non può essere ignorato.

Parallelamente, è cruciale ricordare agli Stati Uniti che i programmi di riarmo, spesso citati come giustificazione per queste misure, genereranno benefici economici primari per le aziende statunitensi, creando un circolo virtuoso che l’Europa non può accettare di subire passivamente.

Oltre alla pressione diplomatica su Washington, l’Unione Europea dovrebbe intensificare gli sforzi per promuovere un commercio più fluido e integrato all’interno del mercato interno europeo, rimuovendo barriere burocratiche e incentivando la cooperazione tra le imprese dei diversi Stati membri.
Questa strategia mira a creare un solido bacino di domanda interna, riducendo la dipendenza da mercati esterni soggetti a fluttuazioni geopolitiche e commerciali.
Il governo italiano, in particolare, è chiamato a un’azione tempestiva e proattiva.

Non è sufficiente limitarsi a fare pressione su Washington; è imperativo sviluppare rapidamente piani concreti per l’accesso a nuovi mercati internazionali.

L’attuale modello, che vede una ristretta élite di grandi e medie imprese beneficiare dell’export, è insostenibile.
È fondamentale creare opportunità per le piccole e microimprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo italiano, evitando che rimangano escluse dalle opportunità offerte dal commercio globale.
Un’azione mirata in questo senso, attraverso la semplificazione delle procedure, il finanziamento di progetti di internazionalizzazione e il supporto tecnico, potrebbe rivelarsi cruciale per preservare la competitività e la resilienza del tessuto economico italiano.
La diversificazione dei mercati di sbocco, pertanto, non è una scelta, ma una necessità impellente.

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