Un allarmante aumento dei decessi sul lavoro e delle patologie professionali segna un trend preoccupante nelle Marche nei primi dieci mesi del 2025.
I dati, elaborati dalla Cisl Marche sulla base delle statistiche INAIL, rivelano un incremento del 66,7% degli infortuni mortali rispetto al 2024, un dato che si traduce in 25 vittime contro le 15 dell’anno precedente, con una significativa prevalenza di eventi durante l’attività lavorativa (21 casi) e in viaggio per raggiungere o lasciare il luogo di lavoro (4 casi).
Il settore manifatturiero emerge come il più colpito, con un raddoppio dei decessi, evidenziando una potenziale carenza di misure preventive e di formazione mirata in questo comparto cruciale per l’economia regionale.
L’aumento complessivo degli infortuni, seppur contenuto (+1,3%), non minimizza la gravità del quadro generale, e segnala una crescente fragilità del sistema di sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’analisi demografica indica che i lavoratori tra i 45 e i 64 anni rappresentano la fascia d’età più esposta, suggerendo che l’accumulo di esperienza professionale può coincidere con una maggiore vulnerabilità a rischi specifici, spesso legati all’usura fisica e alla potenziale riduzione della capacità di reazione.
Si registra una diffusione geografica disomogenea, con un aumento generalizzato degli infortuni in tutte le province ad eccezione di Fermo e Ascoli Piceno, dove si osservano lievi diminuzioni.
Ancona, Macerata e Pesaro mostrano incrementi significativi, indicando una necessità di interventi mirati e di un monitoraggio più accurato dei rischi specifici in quelle aree.
Un aspetto particolarmente rilevante è l’aumento degli infortuni che coinvolgono donne e lavoratori stranieri, fattore che sottolinea la necessità di politiche di inclusione e di misure preventive adeguate per tutelare le fasce di lavoratori più vulnerabili, spesso caratterizzate da minori tutele e da una comprensione limitata dei rischi connessi all’attività lavorativa.
I settori a più alto rischio, secondo i dati, comprendono costruzioni, metallurgia, gomma plastica e, in modo significativo, il comparto sanitario ed educativo della pubblica amministrazione, evidenziando la complessità dei rischi in contesti che richiedono un’attenzione particolare alla sicurezza e alla gestione dello stress.
Parallelamente all’aumento degli infortuni, si registra un incremento, seppur lieve (+0,7%), delle denunce di malattie professionali, con una forte prevalenza nel settore industria e servizi.
La distribuzione territoriale delle malattie professionali presenta andamenti contrastanti, con diminuzioni nelle province di Ancona e Macerata e aumenti nelle province di Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro, a indicare una necessità di approfondire le analisi epidemiologiche e di implementare programmi di prevenzione specifici per ciascuna area.
Il quadro clinico rivela un’impennata delle patologie respiratorie (+17,6%), un aumento dei disturbi del sistema nervoso (+2,1%) e dell’apparato digerente (+83,3%), e una crescita esponenziale dei disturbi psichici e comportamentali (+187,5%), elementi che indicano un carico di lavoro eccessivo, condizioni ambientali inadeguate e un crescente impatto psicologico sulla forza lavoro.
La diminuzione dei casi di tumori professionali, pur rappresentando un dato positivo, non deve distogliere l’attenzione dalla complessità e dalla gravità del panorama generale.
Il segretario regionale della Cisl Marche, Luca Talevi, sottolinea la necessità urgente di una sinergia proficua tra istituzioni, aziende e rappresentanti dei lavoratori, al fine di invertire questa tendenza negativa e garantire un ambiente di lavoro sicuro, salubre e dignitoso per tutti.
L’implementazione di programmi di formazione continua, la promozione di una cultura della sicurezza proattiva e il rafforzamento dei controlli sono elementi imprescindibili per tutelare la salute e la vita dei lavoratori nelle Marche.







