sabato 2 Agosto 2025
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Marche, boom ammortizzatori: segnali di crisi nel tessuto produttivo.

Nel secondo trimestre del 2025, la regione Marche ha registrato un significativo ricorso agli strumenti di sostegno al reddito, con 12,1 milioni di ore richieste e autorizzate attraverso il Fondo Integrazione Salariale (FIS) e altre forme di solidarietà.
Analizzando più nel dettaglio, la Cig (ordinaria, straordinaria e in deroga) ha assorbito l’86,8% di queste ore, segnando un incremento di 1,6 milioni rispetto al periodo precedente, una crescita contenuta se comparata con la media nazionale (+21,8%) e con il dato più ampio del Centro Italia (+21,6%).
Questo dato, pur indicando una certa resilienza rispetto alla tendenza nazionale, solleva interrogativi sulle dinamiche sottostanti all’economia marchigiana.
L’andamento disomogeneo tra le province offre un quadro complesso.
La provincia di Macerata emerge come epicentro della necessità di ammortizzatori sociali, con un’impennata del 59,8%, suggerendo una concentrazione di difficoltà in settori specifici o in aziende particolarmente esposte a shock esterni.

Ancona segue a distanza con un aumento del 27,1%, mentre Fermo mostra un incremento più moderato (+10,4%).

Al contrario, Ascoli Piceno e Pesaro Urbino, pur rappresentando aree economicamente rilevanti, registrano rispettivamente una diminuzione del 41,5% e del 2,1%, indicando forse una maggiore stabilità o, potenzialmente, una sottostima delle reali difficoltà latenti.
L’analisi settoriale rivela una marcata prevalenza del settore industriale, che ha assorbito l’overwhelming majority delle ore autorizzate (11,4 milioni, ovvero il 94,2% del totale).
All’interno di questo comparto, i settori tessile-abbigliamento e pelli-cuoio-calzature si confermano i principali beneficiari, con un aumento rispettivamente di 1,2 milioni e 593mila ore, evidenziando una fragilità strutturale e una potenziale esposizione a fattori come la concorrenza internazionale e le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime.

La crescita del terziario, seppur contenuta (62mila ore, +43,3%), potrebbe indicare una difficoltà a compensare la contrazione del settore industriale.
L’edilizia e l’artigianato, pur mostrando numeri inferiori, riflettono un quadro di incertezza e di necessità di interventi mirati.
“Questi dati rappresentano un campanello d’allarme”, dichiara Eleonora Fontana, segretaria regionale Cgil Marche.
“La crescente dipendenza dagli ammortizzatori sociali segnala una crisi profonda nel tessuto produttivo regionale.
È imperativo abbandonare la retorica e agire con urgenza per affrontare le cause strutturali che generano questa situazione.

Non si tratta solo di gestire l’emergenza, ma di ripensare il modello di sviluppo marchigiano, mettendo al centro la qualità del lavoro e la sostenibilità delle imprese.
“La segretaria sottolinea la necessità di un “tavolo delle crisi” per monitorare attentamente le conseguenze delle politiche commerciali internazionali, in particolare i dazi, che potrebbero avere un impatto devastante sulle esportazioni regionali.
“È necessario un cambio di passo radicale, che coinvolga istituzioni, imprese e sindacati, per costruire un futuro più solido e resiliente per la regione Marche, promuovendo l’innovazione, la formazione e la creazione di posti di lavoro di qualità.
” La sfida è quella di trasformare questa crisi in un’opportunità per una ripartenza sostenibile e inclusiva.

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